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La bocciatura del Contratto di Quartiere



La Regione Emilia Romagna si trova a dovere selezionare, tra sei proposte di contratto di quartiere pervenute, le cinque da trasmettere al CER per la successiva valutazione e l'eventuale finanziamento.
Il bando prevede infatti che ciascuna regione possa fare pervenire al massimo cinque progetti; molte regioni, però, ignoreranno questa direttiva e non faranno alcuna selezione, limitandosi a trasmettere tutte le proposte pervenute per il vaglio da parte del CER.
La selezione della regione porta all'esclusione del piano di recupero di Garibaldi 2; vengono invece proposti i contratti di quartiere relativi ai Comuni di Bologna, Comacchio, Parma, Piacenza e Rimini.
L'esclusione del contratto del comune di Calderara suscita l'aspra protesta dei promotori e, soprattutto, quella dell'associazione "per la rinascita dell'area di via Garibaldi 2", costituita in gran parte dai condomini del residence, particolarmente attiva nel documentare il degrado della struttura e le iniziative di quella parte di residenti che non si riconosce nella degenerazione sociale dello stabile e rivendica la propria "normalità" di cittadini.

I verbali

L'Assessorato Programmi d'area della Regione Emilia-Romagna nelle riunioni dell'8 luglio e del 27 agosto 1998 seleziona tra le proposte di CdQ pervenute quelle da trasmettere al C.E.R., escludendo il progetto di recupero riguardante il G2.
Mi pare importante analizzare da vicino questa fase perché evidenzia la distanza che si crea tra i luoghi del degrado e quelli delle scelte urbanistiche.
L'utilizzo dei verbali è motivato dal volere riportare l'azione istituzionale alla realtà prima delle decisioni degli uomini che le rappresentano.

i verbali della bocciatura


La seduta dell'8 luglio si apre con una discussione sull'importanza del cofinanziamento della Regione in sede di valutazione da parte del CER, poiché la presenza di altri canali di finanziamento, oltre a quello del contratto di quartiere, è indicata nel bando come un parametro di valutazione.

M. Zanelli: Se la Regione prende un impegno su un contratto di quartiere che poi il Ministero non seleziona, si impiegano quattrini inutilmente. …per non fare ingiustizie meglio sarebbe che la Regione sostenesse che tutti i CdQ presentati sono in condizione di ricevere risorse con le prossime programmazioni.
De Marchi: Ovvero, che riceveranno risorse se saranno finanziati dal Ministero.
……………
M. Zanelli: Su Calderara c'è uno studio di fattibilità finanziato dalla Regione (12 milioni), che aspira a diventare piano di recupero e ad ottenere il finanziamento regionale per le spese tecniche di redazione. Pertanto, sia Calderara che Piacenza vanno presentati come piani di recupero promossi dalla Regione (e finanziati per le spese tecniche di redazione). Bologna, Comacchio e Rimini sono invece all'interno dei PReU già finanziati, mentre Parma riesuma un vecchio piano di recupero, e chiede sulla prossima tornata PReU una quota ridotta per urbanizzazioni (750 milioni per una piazza). Orlandi ricorda che, in sede di preparazione del bando col contributo regionale, suscitò perplessità il fatto che i CdQ venissero sottoposti al giudizio di due commissioni (Regione e Ministero).
Tondelli: Il problema vero è pertanto escluderne uno.
M. Zanelli: La scelta regionale può essere definita come una preselezione di un massimo di 5 progetti non in ordine gerarchico.

La regione cerca di mantenere un atteggiamento super partes nella selezione dei progetti, conscia della successiva definitiva selezione da parte del CER.
In effetti appare piuttosto discutibile questa preselezione regionale, motivata certamente dalla necessità di snellire il successivo lavoro del CER.
I finanziamenti sono direttamente erogati dal Ministero, il coinvolgimento della regione poteva essere evitato, limitandosi alla possibilità di cofinanziamento.
Molte regioni non effettueranno alcuna selezione e questa scelta sarà in definitiva premiata dal CER, che in sede di finanziamento non riterrà più una pregiudiziale il limite di 5 proposte, così come il principio di ripartizione uniforme dei finanziamenti sul territorio nazionale.
La regione Emilia Romagna garantirà invece la possibilità di cofinanziamento regionale per tutte le proposte presentate.
A parte Calderara e Piacenza, le proposte riguardano tutte interventi già inseriti in PReU, a conferma della scarsa incidenza del CdQ nell'indurre interventi inediti.
Si passa quindi a un primo esame delle proposte pervenute; relativamente a Calderara:

M. Zanelli si chiede se il recupero del residence proposto risulterà appetibile.
Cioni dice che si aumentano le dimensioni degli alloggi, diminuendone il numero complessivo, ed aprendo a famiglie; quindi si inserisce una ludoteca ed altri servizi adatti alla vita di quartiere, che annullino l'attuale condizione di straniamento del complesso (nato come residence e forzosamente trasformato in condominio, con gravi problemi di ordine pubblico).
De Marchi riferisce che il problema risulta essere quello dell'acquisizione di una buona parte degli alloggi del residence appartenenti ad un unico soggetto, che li affitta a chi capita. Tuttavia non sarà sufficiente acquisire ed introdurre negli alloggi famiglie normali; si dovrà anche realizzarci intorno una parte di città (costo di svariati miliardi).

La dimensione urbanistica del recupero del G2 è immediatamente percepita e valutata come contrastante rispetto alla logica di "intervento leggero" identificata nel CdQ.
L'intervento di risanamento non può in effetti prescindere da una sostanziale rivisitazione del ruolo urbano del G2, operazione che supera decisamente le possibilità di finanziamento del CdQ e che infatti viene rinviata nel progetto a una successiva fase di intervento.
Il rischio è però quello di un intervento parziale inefficace.
D'altra parte, gli altri progetti proposti riguardano interventi a ridotto contenuto sociale: Bologna propone il risanamento di alcuni rustici (sono richieste solo 4,9 mld); Comacchio il recupero e l'adeguamento di un PEEP alle prescrizioni relative alle barriere architettoniche; Rimini un mega intervento con recupero di 62 alloggi e ricostruzione di 60, ma senza particolari problemi sociali, Piacenza il recupero di uno IACP, con qualche attenzione alle infrastrutture sociali e Parma addirittura il riutilizzo di un carcere e una chiesa come strutture universitarie, adducendo come indotto sociale le positive ricadute d'immagine sulla zona d'intervento

La successiva riunione del 27 agosto si apre con una lunga discussione sui parametri di valutazione e sul peso effettivamente attribuito dal Ministero ad ognuno di essi.
Il problema della creazione di posti di lavoro come indotto dell'attuazione di un contratto di quartiere è quello che desta le maggior perplessità.

Lungarella chiede se il CER abbia fornito il criterio con cui assegnerà i punteggi. Ad es., l'elevata presenza di alloggi pubblici dà un punteggio alto o basso?
M. Zanelli riferisce che ciò non è specificato. Il CER dichiara soltanto che assegnerà, per ognuno dei 3 gruppi di indicatori citati, fino ad un massimo di 15 punti, senza fornire ulteriori dettagli.
Lungarella sostiene che, nel caso il CER effettui una selezione senza riservare almeno un posto per ogni Regione, forse occorrerebbe integrare le proposte della nostra Regione sotto l'aspetto della creazione di occupazione.
Lungarella chiede dati sulle dimensioni finanziarie dei programmi.
M. Zanelli precisa che nelle schede riassuntive non è stato specificato il costo delle proposte, in quanto non ritenuto significativo nel bando.
Rinaldi chiede se la voce interesse e significatività dei contenuti è una valutazione effettuata dagli Uffici.
D'Alesio rileva che a livello ministeriale si preme molto sulla formazione di nuove imprese per lavori socialmente utili, e i Contratti di Quartiere sono un elemento che deve concorrere a quest'obiettivo.
Orlandi rileva che le proposte presentate alla Regione sono tutte un po' carenti sotto quest'aspetto.

I dubbi sulle procedure di valutazione indicano una palese mancanza di coordinamento tra CER e Regioni, tanto più grave nel momento in cui entrambe le figure sono chiamate a giudicare i progetti.
La scarsa organizzazione della fase di selezione è ben evidenziata dalla scelta di molte Regioni di rinunciare a qualunque giudizio sulle proposte.
Ha così inizio la valutazione della proposta del Comune di Calderara.

M. Zanelli rileva che nella proposta di Calderara non c'è un intervento misto pubblico-privato, finalizzato anche all'incremento occupazionale.
Lungarella sostiene che il progetto di Calderara non ha rilevanza urbana, che vada oltre l'intervento specifico: è un Contratto di Quartiere con caratterizzazione esclusivamente sociale (e di ordine pubblico).

La presunta rilevanza urbana delle altre proposte non mi pare molto superiore a quella di Calderara, specie se il finanziamento del CdQ è visto come il primo passo di un più ampio intervento urbanistico.

M. Zanelli è perplesso riguardo le possibilità di finanziamento dei successivi interventi a scala urbanistica.
Rinaldi non rintraccia, nella proposta di Calderara, un disegno complessivo dell'intervento, il che rende il progetto problematico.
M. Zanelli: vorrei dare un dato molto generalizzato su questi progetti. Se escludiamo Parma e Calderara, gli altri quattro (Bologna, Comacchio, Piacenza e Rimini) sono tutti dei programmi di ristrutturazione urbanistica di quartieri di edilizia residenziale pubblica. Pertanto questi quattro progetti sono sicuramente dei contratti di quartiere, così come descritti dal bando. Ci si concentri pertanto sugli altri due. Il principale dubbio relativo a Parma è: i contratti di quartiere sono stati pensati forse, anche se non necessariamente, per quartieri degradati della periferia, piuttosto che del centro storico. A Parma la dismissione del carcere (ex convento) ha lasciato un vuoto; attorno ci sono abitazioni di carattere popolare (e qui qualche piccolo problema sociale c'è): per riqualificare la zona occorre recuperare il carcere a sede universitaria e realizzare un residence universitario per studenti, nonché sperimentare l'integrazione generazionale, con servizi per gli anziani. Aumento di residenti significa poi anche incremento del commercio e dei relativi addetti. Inoltre, a differenza di Calderara, a Parma vi è la previsione di un massiccio intervento dell'Università (33,6 miliardi), e il Comune ha già destinato 8,5 miliardi.

Il contratto di quartiere sembra solo un modo per ottenere altri finanziamenti per progetti già inseriti nei Piani di Recupero, le cui caratteristiche vengono "adattate" alle nuove richieste del bando (a Parma "qualche piccolo problema sociale c'è").
La regione, del resto, appare più preoccupata della certezza di finanziamento che impegnata in azioni urbanistiche ad alto contenuto sociale.
Nella generale incertezza appare chiaro però che se l'azione riguarda unicamente l'edilizia sovvenzionata allora quell'intervento può essere un CdQ.

Lungarella chiede che rapporto c'è, nella proposta di Calderara, fra quanto richiesto al CER e l'investimento globale.
M. Zanelli: su un costo totale di circa 21 miliardi, 14 vengono richiesti al CER (di cui 4,5 per l'acquisizione degli alloggi appartenenti ad un unico proprietario).
Cremonini rileva che sarebbe più semplice trasformare il residence in uno studentato.
Lungarella sottolinea che il proprietario privato non è coinvolto, non investe niente.

L'affermazione è palesemente errata: i costi di recupero delle unità abitative che costituiranno il condominio sono a carico dei rispettivi proprietari.
Calderara è invece l'unico intervento che coinvolga effettivamente il privato nell'azione di recupero, tanto in termini economici che di partecipazione, come dimostra la forza con cui l'associazione ha fatto proprio e difeso il progetto.
Tra tutti i caratteri richiesti dal CdQ, quello sociale sembra il meno importante rispetto alle scelte della regione; il G2 è certamente una realtà insolita, ma non certo inedita o incomprensibile: è degrado sociale, puro e semplice degrado sociale.
Eppure la Regione non sa come finanziare il progetto di recupero di una realtà così "atipica" da non essere contemporaneamente sperimentazione ecocompatibile, occasione di rilancio occupazionale, piccolo intervento legato all'edilizia sovvenzionata, esempio normante…

Il Nucleo di Valutazione stabilisce così di escludere la proposta di Calderara Reno, in quanto:


  1. è intervento di esclusivo risanamento sociale;

  2. non c'è integrazione pubblico-privato;

  3. risulta assai-problematica la possibilità di cofinanziamento regionale;

  4. è carente l'aspetto dell'incremento occupazionale.


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