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La Repubblica 1998



N.B.
Dal 26 febbraio al 7 marzo 1998, giorni in cui il nostro stabile sale prepotentemente alla ribalta, troverete solo gli articoli in cui esso è citato esplicitamente e non quelli a cui è comunque in qualche modo collegato



26 febbraio 1998 27 febbraio 1998 28 febbraio 1998 1 marzo 1998
2 marzo 1998 3 marzo 1998 4 marzo 1998 5 marzo 1998
6 marzo 1998 7 marzo 1998 12 marzo 1998 24 marzo 1998




24 marzo 1998

Bloccati tre giovani di una banda di immigrati in guerra per il racket della droga

Nell'arsenale dei pusher

Nel covo di Livergnano trovati fucile, parrucca e visore notturno usati per i raid nei centri di accoglienza


Il fucile era arrotolato in un tappeto, la droga nascosta in un armadio, il visore notturno e la parrucca stavano in un cassetto.
Ecco l'arsenale della feroce banda di magrebini specializzata in spaccio, aggressioni e vendette contro i pusher rivali.
L'hanno scoperto giovedì mattina i carabinieri di Borgo Panigale facendo irruzione nell'ultimo rifugio di tre nordafricani, un appartamentino a Livergnano dove s'erano trasferiti un mese fa perchè il "Bologna Due" di Calderara di Reno era ormai "bruciato" dai controlli delle forze dell'ordine.
I tre nordafricani - Sallim Billel, palestinese di 33 anni, Hasame Sakal, marocchino di 19, e un ragazzino di Algeri, minorenne; altri due sono stati denunciati - sono stati arrestati per detenzione abusiva di arma, per droga e ricettazione (il fucile era stato rubato in dicembre a Mordano).
Un fucile come quello, secondo i CC, e cioè un'arma da caccia con le canne sovrapposte, ha siglato almeno due punizioni contro le bande o i piccoli gruppi di spacciatori rivali: quella del 25 febbraio al "Bologna Due" di Calderara (un marocchino gambizzato sul pianerottolo) e il 14 marzo in via Emilia Ponente (ferito un tunisino).
I tre sono indagati anche per il primo ferimento.
Ma presto potrebbero esserlo pure per altri fatti di sangue.
Uno dei killer che la sera del 26 febbraio uccisero con una coltellata al cuore un marocchino in via della Cooperazione, davanti al centro di prima accoglienza, aveva una parrucca nera, come quella trovata dai Cc.
E una parrucca come quella è stata vista anche in altri blitz fra bande.
Solo una coincidenza?
Può essere, anche se i carabinieri ritengono che i tre arrestati, finora sconosciuti alle forze dell'ordine, non avevano semplicemente il compito di custodire le armi per conto di altri.
Eppoi c'è la questione del visore notturno.
A cosa poteva servire?
Dove è stato acquistato?
Facile rispondere alla seconda domanda: sui banchetti di materiale bellico gestiti da russi
e polacchi.
Quanto al primo quesito:...Riteniamo che il visore possa essere stato usato per controllare a distanza le zone dello spaccio e forse per preparare altre azioni delittuose, dicono gli investigatori.
Dunque, forse quel visore è stato adoperato pure per preparare gli agguati, per spiare nel buio senza esporsi.
Eppoi c'è la questione droga: nell'appartamento sulle colline di Livergnano c'erano 260 grammi di cocaina praticamente pura, 50 di hascisc, una decina di milioni in banconote di taglio piccolo e medio, frutto dello spaccio.
Troppa droga e per giunta di ottima qualità, per pensare che i tre magrebini siano solo dei piccoli spacciatori.
Forse potrebbero essere persone come queste i soldati più agguerriti della banda emergente che nelle scorse settimane ha cercato di farsi spazio in città a suon di fucilate e coi coltelli.
Ed è probabile che ora la loro posizione verrà studiata dal pm Walter Giovannini, uno dei magistrati del pool "antibande" messo insieme dal procuratore capo Ennio Fortuna per fermare il bagno di sangue.


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12 marzo 1998

Storia di Angelo, a caccia di soldi e di un mondo migliore

La laurea in tasca
e una vita in strada

Chiede spiccioli e va su Internet
Barba nera, occhi mansueti, è diventato una vera e propria istituzione del centro storico
L'antica solidarietà del Movimento è stata sostituita da quella dei passanti


Sono messo male, aiutami, hai qualche spicciolo per un povero disoccupato?
Alzi la mano chi, passando per le stradine del centro, non si è mai sentito nelle orecchie queste parole.
Una nenia con un tono troppo secco e dignitoso per passare inosservata.
Una richiesta pensata e recitata quotidianamente da Angelo Rizzi, a tutta Bologna.
Eppure, questo ex senza fissa dimora, ha nel cassetto una laurea al DAMS e un diploma di programmazione Internet.
Come forse in pochi potrebbero sospettare, vedendo spuntare all'angolo del portico il suo barbone nero e folto e i suoi occhi mansueti e distratti.
Invece Angelo, distratto non lo è affatto.
Messo male, poi, è un altro discorso, strettamente personale, sul quale non sarebbe per nulla corretto sindacare.
Ma, tanto per dire, aggiornati come lui sull'informatica in giro ce ne sono senz'altro pochi, se è vero che il grande mare di Internet da un po' di tempo ospita anche la sua pagina.
Da un anno (controllate pure) la sua foto campeggia sulla homepage di un sito internet da lui stesso allestito (l'indirizzo è http://www.geocities.com/SouthBeach/Breakers/9593).
Al suo interno troverete una sorta di portfolio elettronico: una breve descrizione della sua vita, un curriculum vitae e una serie di foto scattate anche nell'appartamento incastonato tra i 195 che compongono lo stabile di Calderara, conosciuto come il mostro di via Garibaldi.
La sua storia bolognese cominciò esattamente vent'anni fa, quando dalla provincia di Novara Angelo (classe '59) decise di venire a guardare le stelle da qui, iscrivendosi ad astronomia e facendosi assorbire dall'atmosfera che si respirava a Bologna alla fine degli anni '70.
Due anni di università e poi dieci anni di vita in strada, partecipando al movimento, dormendo in case occupate e vivendo di collette.
Quelle collette che lo hanno reso famoso in città, portandolo a chiedere un contributo per le strade adiacenti l'ateneo, ma anche nella gaudente via Clavature, dove il sagrato di una chiesa, Santa Maria della Vita, rimane uno dei luoghi privilegiati delle sue escursioni.
La solidarietà interna al movimento, scemata negli anni, è stata sostituita da quella di studenti felici di ricompensare Angelo dopo il buon esito di un esame o la discussione di una tesi di laurea.
Oppure dai frequentatori di chiese e tabaccherie sparse per il centro.
Bologna Angelo la conosce bene: quella delle case occupate in via San Carlo, via Mirasole, vicolo Paglietta e via Avesella (dove fu il primo ad arrivare e l'ultimo ad andare via), estemporanei domicili da cambiare spesso e in fretta.
E quella politico movimentista dei primi centri sociali: il bunker di Piazza Verdi, sede del comitato proletario territoriale, il kami, laboratorio di comunicazione antagonista ed il Crack di via Azzo Gardino, dove spesso risuonavano le note delle breve stagione punk bolognese.
Dieci anni vissuti in una apnea con la decisione di riprendere la carriera universitaria bruscamente interrotta.
L'attuale assessore alla cultura Roberto Grandi, Angelo se lo ricorda bene: lui è stato il suo relatore per una tesi dedicata alla copertura della manifestazione sindacale dell'aprile '94 fatta dai media.
Grandi lo descrive come uno studente scrupoloso e determinato a conseguire il prima possibile la laurea.
Non era difficile incontrarlo in quel periodo con le tasche foderate di fogli e appunti che Angelo portava con sè, forse anche per evitare inconvenienti come quello che gli capitò nell' ex centro autogestito la Fabbrica: il giorno dello sgombero le forze dell'ordine requisirono la roulotte dove viveva e con essa i libri e le dispense di un esame che avrebbe dovuto sostenere da lì a poco.
Laurea ottenuta con lode e poi la frequentazione di corsi di informatica grazie ai quali Angelo è ora un esperto navigatore della rete e il principale artefice del sito che racconta la tormentata storia di via Garibaldi.
Le collette proseguono, ma la speranza è quella di trovare un lavoro stabile che possa rendere familiare la sua presenza non solo ai passanti delle strade bolognesi, ma anche a coloro che quotidianamente battono le impalpabili autostrade elettroniche del world wide web.


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Ora la pista dell'assassinio
potrebbe portare a un italiano

Nigeriana morta
svolta nelle indagini



C'è una pista italiana nelle indagini sull'omicidio di Nosa Lovett Eghreuba, la prostituta nigeriana di 32 anni ammazzata con un colpo di pistola alla testa la notte del 27 settembre in un cortile condominiale nei pressi di viale Togliatti.
Secondo gli investigatori della Squadra Mobile la ragazza "pendolare del sesso" fra Verona, Modena e Bologna, potrebbe essere stata uccisa da un italiano inserito in una gang di sfruttatori.
Nuove indagini della polizia avrebbero escluso che il delitto possa essere maturato nell'ambiente del racket della prostituzione albanese, che in quei giorni aveva avuto aspri scontri coi protettori delle ragazze di colore.
Alla fine di settembre i carabinieri di Borgo Panigale avevano arrestato una prostituta albanese per sfruttamento e il possesso di una pistola (trovata durante una perquisizione al Residence Bologna Due di Calderara) in seguito la ragazza era stata indagata anche per il delitto, ma poi ne era uscita senza conseguenze.
Secondo gli investigatori forse la nigeriana conosceva il suo assassino: non stava fuggendo quando il killer tirò il grilletto (l'arma era una 7,65) e nessuno la sentì gridare.
I vicini dissero solo di aver sentito un colpo di pistola, qualcuno s'affacciò alla finestra ma non vide fuggire nessuno.


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7 marzo 1998

Riunito il Comitato per l'ordine pubblico dopo l'escalation di violenze da parte di extracomunitari

Immigrati, appello ai vigili

Il prefetto: collaborate con agenti e carabinieri


Vogliamo e dobbiamo sapere con chi abbiamo a che fare.
'Azione di intelligence', alla quale prenderanno parte con un ruolo determinante i nuovi vigili di quartiere oltre alle forze dell'ordine, per contrastare l'emergenza delle bande o dei gruppi stranieri in guerra per il controllo della droga.
In attesa della nuova legge sull'immigrazione, che in teoria dovrebbe consentire espulsioni più facili per gli stranieri clandestini, il Comitato per l'ordine pubblico riunito ieri mattina dopo il delitto dell'Arcoveggio e l'escalation della guerra tra bande di spacciatori magrebini, ha deciso una manovra di accerchiamento 'informativa' attorno ai gruppi malavitosi che minano la sicurezza
in città.
La richiesta di avere notizie più dettagliate sulle presenze pericolose in città, sui contatti, i rapporti, i 'covi', gli ambienti, che permettono alle bande di agire quasi indisturbate, è venuta dal procuratore capo Ennio Fortuna.
Le notizie su questi gruppi sono del tutto carenti - ha detto il magistrato alla fine della riunione -, Non abbiamo banche dati e non possiamo fare riflessioni serie sui collegamenti e sulle dinamiche in atto.
Nè sempre distinguere i 'buoni', che sono tanti, dai 'cattivi'
.
Martedì prossimo il dottor Fortuna riunirà i suoi sostituti per designare i magistrati che costituiranno il pool contro la criminalità degli stranieri e che saranno gli unici referenti delle forze di Polizia.
Il ruolo dei vigili urbani guidati dal nuovo comandante Enrico Rossi nella lotta agli immigrati che hanno fatto una scelta criminale è stato sottolineato dal sindaco Vitali e dal prefetto Mosino.
Avranno una funzione di prevenzione - ha detto Mosino - ma avranno un ruolo organico nell'azione di contrasto. Arresti? Sì, se si troveranno in situazioni di fare arresti, non si tireranno indietro, in fondo sono agenti di polizia giudiziaria.
Il sindaco Vitali, dopo aver chiarito che i vigili si coordineranno con le altre forze dell'ordine, è uscito dal Comitato soddisfatto per il clima di collaborazione e consapevolezza che è emerso e non ha fatto a mano di riconoscere l'esperienza che nella guerra alla guerra per bande potranno mettere in campo il nuovo comandante dei vigili e il nuovo questore Domenico Bagnato.
Vitali ha replicato alle critiche dell'opposizione sul problema dell'ordine pubblico, ha spiegato che la consapevolezza del Comune sulla gravità dell'immigrazione 'cattiva' c'è sempre stata.
Quanto alla polemica col prefetto su chi deve guidare il Comitato per l'ordine e la sicurezza, ha distinto i piani: Una cosa è la discussione sul futuro, ma si deve stare alle leggi esistenti. Ora è il momento di lavorare insieme e non di agitare lo spettro dell'ordine pubblico politicamente.
Il prefetto ha assicurato che continueranno i presidi a Stalingrado e al residence Bologna 2, che tra le forze dell'ordine sarà migliorato il coordinamento delle forze in campo e sarà data un'attenzione particolare ai 'punti caldi' dello spaccio.


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6 marzo 1998

Nel Bologna Due di Calderara albanesi senza permessi

Trovati ed espulsi 15 clandestini nel Residence



Pugno di ferro delle forze dell'ordine contro la malavita che infesta il residence Bologna Due a Calderara di Reno: ieri mattina è scattata l'espulsione per 15 stranieri clandestini, 13 albanesi (otto donne e cinque uomini) e due ucraine.
Secondo gli agenti della Squadra Mobile e dell'Ufficio Stranieri quasi tutte le ragazze - molto giovani - erano in città per prostituirsi, sotto il controllo dei protettori.
Verso le 11 gli stranieri sono stati fatti salire su un pullman della polizia e accompagnati sotto scorta all'aeroporto Marconi, dove sono stati imbarcati su un volo in partenza per Tirana.
Si tratta dunque di un'espulsione vera e propria, uno dei pochi casi in cui viene applicato il rimpatrio coatto.
Molto frequentemente, infatti, i clandestini che devono essere allontanati dal nostro paese riescono a farla franca, almeno finchè le forze dell'ordine non riescono ad essere certi della loro identificazione.
Da giorni il residence di Calderara è sotto assedio di polizia e carabinieri, per rispondere alla richiesta di sicurezza dei residenti stanchi di convivere con la prostituzione organizzata e lo spaccio di droga.
Nel corso di una spedizione punitiva, la settimana scorsa, un marocchino era stato gambizzato con una fucilata.


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5 marzo 1998

Duecento alloggi, igiene disastrosa, droga e prostituzione: ora il Comune vuol voltare pagina

Bologna 2, guerra al degrado

Calderara vota un piano per conquistare 15 miliardi


Negli scarichi proliferano insetti e ratti che, attraverso le tubature, risalgono ai piani superiori.
Gli ascensori sono allo sfascio.
Nelle scale mancano, o sono rotte, alcune finestre: le persone possono ferirsi o precipitare nel vuoto.
I locali comuni, destinati a portineria e scuola materna, sono in stato di totale abbandono.
Le numerose famiglie di extracomunitari residenti fanno una grande fatica a sopravvivere, hanno fino a sei figli e sono seguiti dagli assistenti sociali e dai volontari Caritas.
I bimbi si ammalano facilmente, finiscono in ospedale per asma, broncopolmonite e Tbc, la sporcizia favorisce il diffondersi della scabbia.
La segregazione, di fatto, di moglie e figli nelle anguste abitazioni fa sì che i bambini piccoli non vadano all'asilo.
Residence "Bologna 2", benvenuti nel quartiere della vergogna, piccolo Zen emiliano, uno dei più gravi casi di degrado metropolitano in Emilia Romagna.
La definizione è il sottotitolo allo studio di fattibilità del recupero urbanistico del residence, commissionato dal Comune di Calderara di Reno e approvato martedì sera in consiglio con i soli voti della maggioranza.
Le parole che fotografano impietosamente la "cattedrale" della droga e del sesso a pagamento sono esattamente quelle scritte nello studio di fattibilità.
Un volumetto redatto dall'architetto Stefano Pompei e dall'ingegnere Franco Taddia, che ha spaccato il consiglio comunale di Calderara.
Al momento del voto i sei consiglieri di minoranza (Forza Italia, An e Ccd) sono usciti dall'aula contestando il fatto che lo studio non era stato presentato prima.
Non siamo contrari al recupero, anzi, ci chiediamo cosa ha fatto il Comune in tutti questi anni - dice Rita Rossi di An - ma non votiamo a scatola chiusa.
Quel piano serve a far partire un lungo iter burocratico che dovrebbe portare 15 miliardi di finanziamenti per il recupero del "Bologna 2".
Entro maggio il Comune dovrà presentare un progetto in Regione.
Nello studio vengono indicate anche le soluzioni, quello che il residence potrebbe diventare, proprietà private permettendo (sono 133 i proprietari su 194 appartamenti).
Da quel monoblocco di cemento potrebbe nascere un albergo residenziale, così come era stato pensato negli anni '70, quando in realtà, la destinazione a "casa-albergo" servì solo a giustificare il grosso intervento edilizio.
In passato non abbiamo chiesto il cambio di destinazione in residenza - spiega il sindaco sollecitato dalle opposizioni - perchè le stesse forze dell'ordine ci dissero che altrimenti non avrebbero più potuto fare le perquisizioni e i controlli senza un mandato.
Sull'ipotesi del ripristino della gestione alberghiera però gli stessi tecnici pongono una condizione:
che si presenti un soggetto credibile che acquisti l'intero immobile.
Altre soluzioni, che il consiglio comunale dovrà discutere, sono la trasformazione in struttura assistenziale pubbòica: uno studentato o una casa protetta per anziani.


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4 marzo 1998

I negozianti di via Matteotti accusano un gruppo di extracomunitari

Rissa e vetrine rotte

...

A Calderara di Reno, invece, il Consiglio comunale ha discusso ieri sera della situazione che si è venuta a creare nel residence "Bologna Due" abitato in parte da prostitute e spacciatori.
All'ordine del giorno il recupero dell'edificio per un importo di circa 15 miliardi.
Il Consiglio comunale ha chiesto che questi quattrini usufruiscano di un contributo Cee.


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3 marzo 1998

Primo giorno del presidio fisso al Bologna Due. Gli inquilini al setaccio mentre emergono violenze nascoste

I Cc nel residence tra vendette e paure



Sono state lavate anche le scale. Da quando c'è il presidio fisso dei Carabinieri mai visto scale così pulite.
Acqua sui gradini d'accesso al mostro di cemento, pozze di acqua purificatrice fino su al quinto piano.
Buon segnale.
Ma qui siamo al residence Bologna 2 e vuoi che non ci sia sotto qualcosa?
e infatti l'acqua gettata in abbondanza ha smacchiato tracce di sangue, sangue sgocciolato da giù fino al quinto piano, dove abitano tre prostitute russe e una di queste ora gira con un braccio fasciato al collo.
Mi sono tagliata da sola, dice lei al pronto soccorso, ma sabato notte, prima del presidio fisso dei Carabinieri iniziato domenica, i vicini di casa, su al quinto piano, hanno sentito botti e urli, voci non solo di donne, insomma un altro bel trambusto.
Le tre prostitute russe o bielorusse o moldave sono ancora in Italia "per ragioni di giustizia" e nel residence c'è chi teme per loro.
I carabinieri che hanno deciso di mettersi lì tutti i santi giorni, devono fare i conti anche con questo: che non c'è solo lo spaccio, la guerra aperta tra bande che si riverbera nel residence dove abitavano i due presunti assassini del connazionale in via Arcoveggio, ma la prostituzione che nasconde lo sfruttamento.
Due mondi che si toccano.
Una settimana fa, dopo la gambizzazione sul pianerottolo del residence di un immigrato, proprio nella camera delle tre russe c'erano a dormire tre tunisini, che erano riusciti così a evitare di farsi trovare nella legittima camera durante la perquisizione dei Cc.
Acqua sui gradini della babele di cemento e i Carabinieri che cercano di gettare acqua sui focolai di scontro acceso tra le bande.
Chiunque si avvicini al residence viene fermato e deve mostrare i documenti.
A chi esce, soprattutto alle donne straniere, viene chiesto di aprire la borsetta nel sospetto che la droga esca in quel modo, perchè è stato messo un cordone sanitario tra gli spacciatori e i tossicodipendenti.
A metà pomeriggio le belle slave o albanesi o moldave escono sole o a piccoli gruppi truccatissime.
Vanno a lavorare e i tassisti Bologna 2 devono lavorare moltissimo.
Un paio di belle di giorno aggirano l'ostacolo delle divise e entrano a braccetto con il cliente passando per il prato dietro il lindo albergo di lusso proprio lì attaccato, un contrasto stridente.
I Carabinieri sono pochi e non possono vedere e stare dappertutto.
Perquisiscono le borse di chi esce, controllano i documenti di chi entra.
È già qualcosa. Anzi molto.
Il presidio fisso, di almeno una pattuglia 24 ore su 24, ha due conseguenze.
In caso di litigio, rissa, sparatoria, l'intervento sarebbe immediato.
Gli abitanti 'normali' si sentono più protetti.
Finalmente di notte si dorme, dice un marocchino 'buono', Non c'è più il via vai a ogni ora, sia dei clienti delle prostitute sia di tossicodipendenti - dice un altro abitante - ma quanto potrà durare? Ci vorranno anni per eliminare i problemi.
I tossicodipendenti che fino a pochi giorni fa presidiavano loro gli androni, gli ascensori, il bar del residence, si sono volatilizzati.
C'erano gruppi di venti persone in attesa della droga e ora la presenza delle divise li ha scoraggiati.
Quei tre o quattro che ancora ciondolano sotto il porticato hanno già capito che l'aria è cambiata.
Le prostitute continuano a sciamare fuori truccatissime e se bussi a qualche porta immancabilmente ti apre una signorina con lo stick del rossetto in mano, ma si comincia a respirare aria di ottimismo.
Questa sera il Consiglio comunale di Calderara si discute e si vota il piano di recupero della cattedrale del sesso e della droga.
La ristrutturazione contro il degrado ambientale, dunque l'allontanamento di prostitute e spacciatori.
Quelli del Comitato di protesta del Bologna 2 hanno fiducia: Il presidio l'avevamo chiesto prima dell'estate e finalmente ce lo hanno dato. Bisogna ora perseguire chi affitta agli spacciatori.


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2 marzo 1998

Posti fissi dei Cc davanti al Residence Bologna 2 e in Stalingrado per bloccare i raid degli immigrati

Scattani i presidi contro le bande



Dopo il pool magistrati-forze dell'ordine, ecco i presidi anti-crimine.
Il piano per fermare le bande sanguinarie di immigrati, che a Bologna si stanno sfidando in strada a colpi di coltello e pistole, si allarga.
Il comandante della Regione Carabinieri e quello provinciale hanno disposto il presidio fisso (24 ore su 24) del Residence Bologna 2 di Calderara e del centro di accoglienza di via Stalingrado, luoghi nei quali nei giorni scorsi sono avvenuti gli scontri tra le gang di marocchini con alcuni raid culminati in ferimenti e nell'assassinio di un nordafricano (quest'ultimo nel centro Arcoveggio).
Per il presidio verranno impiegate le stazioni mobili che già da giorni controllano i due luoghi.
La presenza fissa dei Cc vuole essere anche un punto di riferimento per i cittadini che volessero fornire notizie utili, cosa che i comandi si augurano, per rendere queste zone più vivibili.
I responsabili dell'Arma ripetono le parole del Prefetto Enzo Mosino secondo cui quella degli immigrati clandestini non è una nuova emergenza e il fenomeno non è mai stato sottovalutato.
Anzi, è tenuto in tutta evidenza - dicono i Cc - lo abbiamo sempre contrastato, in collaborazione con le altre forze dell'ordine, e continueremo a farlo con impegno costante.
Il piano anti-bande da oggi verrà perfezionato dalla Procura.
Ennio Fortuna, il procuratore capo, comincia una serie di colloqui e riunioni coi responsabili dell'ordine pubblico (dal Prefetto al sindaco Vitali) per stendere un protocollo operativo.
Sabato, Fortuna aveva dato avvio alla nascita di un pool in grado di affrontare l'emergenza crimine portata dai clandestini che si combattono il controllo dello spaccio e della prostituzione in città.
A guidare la task force è il pm Valter Giovannini che sarà affiancato da un collega col quale coordinerà gli interventi di Cc, Polizia, Finanza e Vigili urbani.
In questa situazione, c'è attesa per l'arrivo e per l'insediamento, previsto per domani, del nuovo questore Domenico Bagnato che avrà un ruolo fondamentale nell'organizzare la Polizia contro le gang.


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1 marzo 1998

IL PREFETTO A Vitali che ha ipotizzato un calo dell'attenzione

Il Prefetto replica: pericolo clandestini mai sottovalutato



Non c'è mai stata una sottovalutazione dei fenomeni criminali legati all'immigrazione clandestina sotto le Due Torri: il livello di attenzione delle forze dell'ordine è sempre stato alto e continuerà ad esserlo. Trovate un'altra città dove i colpevoli di un assassinio vengono arrestati dalla polizia mezz'ora dopo il fatto, com'è successo l'altra sera dopo il delitto in via della Cooperazione.
Il Prefetto Enzo Mosino fa quadrato attorno alle forze dell'ordine e risponde così a chi aveva ipotizzato che negli ultimi tempi, in città, c'è stata una caduta di attenzione verso la criminalità legata al mondo dell'immigrazione clandestina.
Secondo il Prefetto è giusto vigilare, ma bisogna fare attenzione a non drammatizzare. È chiaro che immigrazione clandestina, droga e prostituzione costituiscono una miscela esplosiva, ma questi fenomeni si manifestano in tutto il Paese. Non possiamo pensare che una città come Bologna possa esserne immune.
Il sindaco Vitali e il procuratore capo Fortuna hanno parlato di guerra fra bande d'immigrati clandestini che si combattono per il controllo del mercato della droga, ma Mosino risponde che i contrasti tra mahgrebini, in questo senso, affliggono Bologna da anni.
Penso all'allarme droga alla Bolognina, poi alle risse fra bande di spacciatori in via Massarenti, ai problemi di Piazza Verdi e Galleria Due Agosto, ai giardini della Montagnola. Alcune situazioni difficili sono state risolte con uno sforzo comune, consultando i cittadini nei consigli di quartiere 'allargati' ai rappresentanti delle forze dell'ordine. In questi anni il problema criminalità è sempre stato al centro dei comitati sulla sicurezza e l'ordine pubblico. Vero è che in queste ultime settimane abbiamo assistito a fatti di sangue particolarmente gravi, ma che nulla hanno a che vedere con la malavita organizzata.
Ora la nuova emergenza-criminalità arriva dal residence Bologna Due di Calderara, dove trovano alloggio prostitute e immigrati irregolari, dove all'inizio della settimana è stato gambizzato a fucilate un mahgrebino e da dove è partito il raid punitivo contro il marocchino ucciso a coltellate in via della Cooperazione.
Un vero bubbone - dice il Prefetto - moltiplicheremo i controlli di polizia e Cc, in accordo con la magistratura. Rimane il problema di riuscire a colpire i proprietari di appartamenti che affittano a pregiudicati e prostitute. Ma ci vogliono fatti, occorre dimostrare se ci sono connivenze.


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Il sindaco di Calderara ha chiesto ai legali di verificare questa possibilità

Residence sotto sequestro



Martedì prossimo il consiglio comunale di Calderara voterà l'avvio del piano di recupero del residence Bologna 2.
I consiglieri dovranno decidere di avviare lo studio di fattibilità del progetto.
Dopo il blitz dei Cc nella 'cattedrale' della droga e della prostituzione si muove il piccolo Comune.
Ci occupiamo da anni del problema del degrado al residence - spiega il sindaco pidiessino Massimo Reggiani - abbiamo anche chiesto ai nostri legali di chiedere un sequestro preventivo, ma come Comune abbiamo le mani legate, non possiamo far nulla.
Il sindaco spera almeno nel piano di recupero (occorrono interventi per 15 miliardi), che il Comune può attivare con il consenso delle proprietà private (o arrivare agli espropri) e che sarà presentato a maggio.
Il problema sarà affrontare il nodo del consenso delle proprietà, ci sono in quel residence società di gestione fantasma, che fanno pagare affitti carissimi in nero - dice il sindaco - E passare una mano di bianco non basta, occorre alleggerire il carico abitativo, perchè non è possibile che lì vivano 4-500 persone, e quella parte di appartamenti non residenziali dovranno trovare una gestione seria.
Il resto è problema di ordine pubblico, di blitz ne sono stati fatti a decine, ma nel giro di pochi giorni arrivano nuove prostitute, tornano gli spacciatori e il residence torna come prima.
Il problema è pesante e grava su quella cinquantina di famiglie che convivono col degrado
.


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28 febbraio 1998

Sinora strategie inefficaci

Problema di ordine pubblico



L'allarme suscitato dall'escalation di violenza che vede protagonisti gruppi di extracomunitari rischia di far perdere di vista i reali termini del problema e di innescare pericolose reazioni emotive nei confronti delle centinaia di immigrati che vivono in pace in questa città e in questa regione.
È bene dunque sia chiaro che gli episodi di questi ultimi giorni, tutti legati allo spaccio della droga o al controllo della prostituzione, vanno affrontati come un problema di ordine pubblico.
Di gruppi di immigrati, minoritari e marginali, che si contendono il mercato dell'hascisc o del sesso a pagamento a colpi di coltello e, più recentemente, anche di colpi di arma da fuoco.
Questi gruppi si concentrano in alcune zone ben identificate, note a tutti a cominciare dalle forze dell'ordine.
Se di problema di ordine pubblico si tratta dunque, è opportuno chiedersi se le contromisure messe in campo da chi ha il compito di garantire la sicurezza siano state all'altezza.
La risposta è nei fatti: no.
Tanto per dirne una: occorreva attendere ieri per passare al setaccio il residence "Bologna 2", da sempre base operativa di spacciatori e magnaccia?
Ma la cronaca di questi ultimi giorni induce ulteriori motivi di pessimismo, perchè al di là delle oggettive difficoltà con le quali le forze dell'ordine sono quotidianamente costrette a fare i conti (scarso personale, impossibilità reale di espellere i delinquenti, ecc.), la strategia con la quale si è affrontato e si affronta il fenomeno appare del tutto inadeguata.
Innanzitutto per la frattura che esiste tra chi è convinto che quella in atto sia una vera e propria guerra tra bande criminali e chi invece considera quanto sta accadendo come uno scontro tra gruppetti di delinquenti no organizzati.
Una divisione già emersa dopo l'intervista del pubblico ministero Valter Giovannini (il primo a lanciare l'allarme) ripresentatasi ieri durante la conferenza stampa in Procura sull'omicidio in Corticella.
Altro elemento strutturale di difficoltà è la tradizionale rivalità tra le forze dell'ordine che anche l'altra sera durante la caccia ai killer, ha provocato qualche scintilla tra polizia e carabinieri.
Tra piccoli dispetti che non giovano alle indagini e diversità di vedute su quanto sta accadendo all'interno della malavita immigrata, è verosimile aspettarsi che i fatti di sangue che in questi ultimi giorni hanno subìto una brusca impennata siano destinati a ripetersi.
A noi non resta che augurarci che l'arrivo imminente del nuovo questore rappresenti una svolta capace di proporre una strategia in grado di isolare frange di immigrati minoritarie e violente che rischiano di determinare pericolose ondate emotive nei confronti di una maggioranza operosa e pacifica.


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Ieri megablitz al residence Bologna 2

200 carabinieri nella cattedrale della droga



Duecento carabinieri, altri duecento in città a cercare spacciatori nordafricani.
Quaranta auto blu schierate e cinque ufficiali.
Mancavano i blindati per rendere ancora più scenografico il blitz dell'Arma al residence Bologna 2 di Calderara.
Un pomeriggio di perquisizioni e di pullman carichi di immigrati e prostitute slave trasferiti nelle caserme.
Uno sfoggio di potenza dopo il delitto di Mahjoub Elairobi, che non è avvenuto qui, però è da qui, da questa cattedrale del degrado, che sono partiti i due assassini, trovando un coltello per strada e la vittima in via Arcoveggio.
Più Cc con M12 che inquilini, nella babele di cemento di 196 stanze, dove tre ascensori su quattro sono rotti, gli idranti non funzionano, i muri si scrostano, i rifiuti si buttano dalla finestra e l'unica soluzione per risolvere i problemi sembra quella di radere tutto al suolo.
Una babele di lingue: le russe di qua, le albanesi di là, le slave un po' più in là, ma sempre con doppi carabinieri intorno.
Il piazzale del residence si fa presto a riempire, perchè per metà è già occupato da divise nere.
C'è spazio per i tossici, si riconoscono dalle facce smunte venute qui a rivitalizzarsi di droga, mentre i maghrebini sono pochi: in parte già in caserma, in parte spariti dopo il delitto.
Dalle vetrate e dai balconi del mastodonte di cemento ammuffito i 'buoni' osservano l'eccezionale sfilata di divise, che porterà a qualche decina di denunce per possesso di droga o documenti falsi e a qualche decina di espulsioni (sulla carta) di clandestini rumeni e albanesi.
Roberto, che fa il saldatore, si mette le mani nei capelli: Io mi vergogno di stare qua e stasera i miei parenti vedranno in televisione questo bello spettacolo. Non ho mai voluto che nessuno venisse a trovarmi. Se posso vendo, ma nessuno compra.
Una babele (dagli affitti carissimi) anche amministrativa, fino a quando il Comune di Calderara non si deciderà a mettere ordine: un centinaio di proprietari, alcuni che ci abitano e altri che affittano e poi agenzie che gestiscono come 'case albergo' gruppi di appartamenti.
Uno dei gestori dice che affitta solo a imprese, ma ormai al Bologna 2 non ci vuol più venire nessuno.
C'è sempre gente che si mena di sera e gente che si droga nelle cantine, dice un napoletano col macchinone che sta facendo trasloco e dal 1991 non paga più l'affitto perchè non dò soldi agli strozzini, qui si dovrebbero pagare 200mila lire, ne chiedevano un milione e 200.
Un gran casino, trovi sempre la macchina aperta e hai paura a lasciare da soli la moglie e la figlia, dice un marocchino che ci abita da 11 anni.
Marina, prostituta macedone (ma alla mattina faccio la domestica), ha la residenza data dal Comune di Calderara e non è l'unica e allora non ci si può stupire che qui sia diventato un bordello alla faccia delle legge Merlin, sbotta il signor Roberto, qui è un via vai di clienti 26 ore su 24 che salgono nelle camere.
Ma il più odiato, e lui lo ammette, è il signor Renato Colombo, della agenzia Geco, quaranta e più appartamenti dipendono da lui e sono quasi tutti pieni di belle di notte e di giorno.
Lo attaccano quelli del Comitato del residence che si sono immessi persino in Internet, ma lui contrattacca dicendo che sono tre gatti pieni di debiti con il condominio e uno l'ho pure menato perchè mi ha fatto perdere un cliente.
Colombo, 68 anni e qualche etto di oro addosso, ha l'ufficio proprio all'entrata ed è quasi uno schedario vivente di tutta l'umanità derelitta o violenta che è passata i questo bunker babilonese.
Io come faccio - dice - a non affittare a queste ragazze? Qui nessuno ci vuole venire e se ci viene scappa subito. E la proprietà ha i mutui da pagare e ci sono le spese di condominio che sono più di cento milioni l'anno. Chi li paga? È inutile che se la prendano con me, qui sono tutti matti e forse anch'io, che sto a dannarmi. I marocchini spacciatori comunque li ho cacciati tutti via, ci vorrebbe poco a cambiare le cose.
Il signor Colombo è a processo per problemi di prostituzione, lui lo dice e però nega: Mi hanno denuciato perchè pensavano che avessi favorito i papponi slavi che stavano qui. Solo perchè ho chiesto a uno di loro di vendermi una macchina. Comunque sono stati tutti arrestati. Non stia a parlare troppo male di questo posto.
La conversazione è finita, perchè bussano alla porta.
Sono i carabinieri del Nas.


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La vittima era in città da sole 48 ore

Ucciso perchè faceva il guappo



L'hanno ammazzato perchè faceva il gradasso al centro di accoglienza Arcoveggio.
In città era arrivato solo da 48 ore, prima era a Torino, poi a Ferrara, ma non aveva perso tempo: in tanti l'avevano visto aggirarsi al centro con un coltellaccio in bella mostra,
con aria da capobanda.
E così, per togliere di mezzo un piccolo boss di quartiere e per conservare la leadership del piccolo spaccio, l'hanno ucciso.
Sono questi i retroscena della missione di morte dei due ospiti del Residence Bologna Due di Calderara contro Mahjoub Elairobi, il marocchino di 26 anni ammazzato a coltellate l'altra sera in via Cooperazione.
Mezz'ora dopo la volante Barca del 113 ha bloccato a Calderara la Tipo bianca con la quale era fuggito il killer col suo compare, all'angolo fra via Ungheri e San Vitalino.
Ouldjzza Redoane, marocchino di 29 anni con un fascicolo di precedenti alto una spanna, è accusato di omicidio volontario aggravato, stessa accusa ma in concorso per l'amico Mohamed Sahil, 28 anni, pure lui marocchino, entrambi domiciliati al Residence.
Sono già noti alle forze dell'ordine, pare pere droga.
Secondo gli uomini della Mobile e i Cc del comando provinciale avevano premeditato l'agguato: nel pomeriggio avevano preso un coltellaccio da macellaio con una lama da 25 centimetri in una mesticheria di Calderara e un barattolo di trielina per cancellare le tracce di sangue.
Gli investigatori hanno ritrovato tutto sulla Tipo, che non è la stessa comparsa sulla scena di altri fatti di sangue.
Nel duello rusticano anche Ouldizza era rimasto ferito, al collo, forse da un fendente vibrato da Mahjoub (sulla Tipo è stato ritrovato anche un coltello più piccolo, forse suo).
L'aggressore, sanguinante, era talmente sicuro di farla franca che non ha avuto timore di farsi medicare al Maggiore, dove ha detto di essere rimasto implicato in una zuffafrea maghrebini.
Poi lui e il complice sono ripartiti per Calderara, dove sono stati bloccati.
A mettere Cc e poliziotti sulle loro tracce è stato il "fratello di latte" della vittima, che ha detto di conoscerli di vista.
Durante la notte c'è stato il riconoscimento "all'americana", il superteste non ha avuto dubbi.


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IL SINDACO  Vitali preoccupato

'Il fenomeno è stato a lungo sottovalutato'



Un problema sottovalutato, è il dubbio più volte espresso dal sindaco Walter Vitali diventato certezza, ieri mattina, dopo l'escalation di violenza in città: accoltellamenti, sparatorie e l'altra notte il morto ammazzato.
Regolamento di conti spietato tra gruppi di extracomunitari clandestini.
Sangue in strada, tra la gente.
Immigrati? Criminali e basta - taglia corto Vitali - Siamo allo scontro tra bande rivali per il controllo del mercato della droga.
Se in passato c'è stata sottovalutazione del fenomeno-criminalità, gli ultimi episodi fanno capire che la situazione è molto seria
.
Un gelido addio al questore Aldo Gianni che sta per lasciare e un benvenuto a Domenico Bagnato che lo sostituirà da lunedì.
Conto molto sul nuovo questore - continua -, mi auguro si possa collaborare in maniera più efficace del passato.
Nel giorno dell'allarme ormai sparano in mezzo alla gente, Vitali sistema i conti in sospeso con Gianni, pur senza mai nominarlo.
Poi torna all'emergenza.
Sono in contatto con la Procura e con la Prefettura - comincia - è positivo che i responsabili dell'omicidio dell'altra notte siano stati presi, ma il problema resta.
È importante che gli stranieri in regola collaborino con gli inquirenti, rivolgo un appello in questo senso a tutti gli immigrati
.
Vitali crede molto negli anticorpi presenti nelle comunità di nordafricani, nella rivolta della parte sana.
Spera in una rapida approvazione delle legge sull'immigrazione e si spinge oltre.
Bisogna creare strutture dove tenere in custodia i clandestini in attesa dei provvedimenti di espulsione, altrimenti queste persone continueranno a far perdere le proprie tracce, dice.
Mentre per i regolari Vitali chiede il diritto di cittadinanza e di voto: Diritto essenziale sia per le amministrative che, perchè no?, per le politiche.
Il sindaco annuncia nuove iniziative e un prossimo incontro col "collega" di Calderara alle prese col residence del terrore pieno di spacciatori e prostitute (ma resta pure la questione dei centri di prima accoglienza spesso in balìa degli irregolari).
Presto partirà il Forum della sicurezza urbana di cui faranno parte associazioni e comitati.
Sarà Vitali stesso a presiederlo.
Un "luogo" dove affrontare il problema sul piano sociale, ma non solo.
Visto che il Forum dovrà dialogare con l'altro organismo anticrimine, il Comitato provinciale sull'ordine pubblico guidato dal Prefetto.
Dopo le polemiche sul sindaco-sceriffo che piace a Vitali ma non ad Enzo Mosino, l'emergenza di queste ore imporrà un po' a tutti un maggiore coordinamento degli sforzi tra prevenzione e repressione.


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27 febbraio 1998

Raid di tre killer (due presi) dal Bologna 2 fino al Centro d'accoglienza Arcoveggio

Assassinio davanti alla casbah

Esplode la guerra per bande, un marocchino accoltellato al cuore


Stavolta hanno ucciso.
Una coltellata in pieno petto a un maghrebino di 26 anni che è stramazzato sull'asfalto col cuore devastato, e Bologna è costretta ad ammettere che c'è una feroce guerra fra bande in città.
Non importa che si tratti di bande organizzate o solo di gruppi randagi e senza legge che si combattono per il predominio sul mercato della droga.
Perché quel corpo senza vita sdraiato nel sangue all'incrocio fra via della Cooperazione e Arcoveggio, a due passi dal centro di accoglienza per immigrati, è come se parlasse.
È guerra.
È buio, ma qualcuno dal palazzo di fronte vede una lite fra due giovani con la pelle scura, qualcuno stringe una lama.
Un corpo cade a terra.
Mahjoub Elairobi, marocchino di Casablanca, 26 anni (o almeno così dovrebbe chiamarsi secondo un parente) accoltellato al cuore, cade dopo aver pochi passi.
In via della Cooperazione il killer, anche lui maghrebino, sale su una Tipo chiara e scappa verso la periferia.
Una Tipo chiara, fra l'altro, le scorse settimane ha siglato sanguinosi assalti a pistolettate davanti alla Casbah di via Stalingrado.
Arrivano i Cc, poi la polizia, il cugino del morto - che era con lui prima del litigio mortale - fa in tempo a dire li conosco, abitano al Residence Bologna Due di Calderara, sono stati loro, che scompare in un'auto delle forze dell'ordine.
Lo portano via per interrogarlo.
E il Residence di Calderara va sotto assedio.
Da lì sono partite negli ultimi giorni le spedizioni punitive dei maghrebini che hanno sparato e accoltellato altri pusher che non vogliono stare alle loro regole.
Là dentro, solo tre giorni fa, un nordafricano è stato gambizzato con una fucilata al ginocchio.
Lì, al Bologna Due, s'incrociano le strade dei clandestini che commerciano in droga e degli albanesi che fanno soldi con la prostituzione.
Crogiolo esplosivo di criminalità multietnica.

Ed è lì che gli uomini della Mobile, mezz'ora dopo il delitto, fermano due nordafricani: uno è un marocchino, è lievemente ferito, ha in tasca un coltello sporco di sangue.
Nella notte gli investigatori lo mostreranno al cugino di Mahjoub, nella speranza che possa riconoscerlo come l'autore dell'omicidio.
Una possibilità.
Ma pare che la sua fisionomia corrisponda a quella dell'accoltellatore.
Anche i cellulari dei carabinieri si riempiono di gente che forse sa qualcosa, che non ha visto ma forse conosce le dinamiche dei gruppi malavitosi del Bologna Due.
In via Arcoveggio, dove alcune settimane fa gli ospiti avevano protestato per la presenza degli spacciatori davanti al centro di accoglienza, arriva il pm Antonello Gustapane.
Ordina la massima collaborazione fra Cc e polizia.
S'avvicinano quelli del centro di accoglienza.
Quello lì e suo cugino li vedevamo girare qua attorno da due giorni. Vengono da Torino, no, non dormono qui da noi, non è gente perbene, forse spacciano. E rischiamo di andarci di mezzo noi.
Solo la settimana scorsa il pm Valter Giovannini aveva lanciato l'allarme sulla guerra fra bande d'immigrati in città, le forze dell'ordine avevano risposto che invece, forse, si doveva parlare solo di gruppi di senza legge.
Non esiste una "cupola".
Poi, in meno di una settimana, un morto e una decina di feriti a coltellate fra la gente con la pelle scura.


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Gli inquirenti pensano si tratti di un incidente

Brucia nel suo camper in sosta al Bologna 2



Nicola Pandolfi, 30 anni, balordo siciliano che viveva in un furgone riadattato a camper davanti al residence Bologna 2 di Calderara, ieri alle 15 è morto bruciato in quella casa su ruote.

Servizio all'interno


Si è pensato a un delitto, ma tutto fa ritenere si sia trattato di un incidente

Arso vivo nel camper

Un balordo davanti al residence 'Bologna 2'


L'ultima cosa che ha potuto vedere sono state le "lucciole" slave e polacche del residence Bologna Due di Calderara in attesa dei protettori per andare al lavoro.
Squallido quadro per una vita buttata via fra droga e furtarelli.
Una vita che ha avuto un epilogo tragico: Nicola Pandolfi, 30 anni, un balordo siciliano che viveva come un nomade a bordo di un furgone riadattato a camper alla bell'e meglio - e che da giorni teneva parcheggiato davanti al residence - ieri poco prima delle 15 in quella casa su due ruote è bruciato vivo.
Forse stava cercando di accendere la stufetta a metano dietro il sedile, c'è stata una fuga di gas e la vampata l'investito in pieno, incendiandogli i vestiti.
Le prostitute e i loro amici dall'altra parte della strada hanno sentito un botto, han fatto in tempo a vederlo dentro il camper, agitarsi come un ossesso, poi il fuoco lo ha inghiottito.
Qualcuno ha preso un estintore sperando di spegnere il rogo, ma non c'è stato il tempo.
Una morte senza ombre e senza misteri, secondo i carabinieri di Borgo Panigale.
Ma per due ore almeno, il tempo necessario per capire se quel povero corpo combusto sia davvero quello di Nicola, si pensa al delitto.
È troppo recente il ricordo della guerra fra bande di immigrati che infuria in città e che proprio l'altra sera, al Residence, ha fatto una vittima: un maghrebino gambizzato a fucilate da un connazionale - forse per questioni di droga.
Così, mentre i Cc cercano di capire chi sia davvero la vittima, passa tempo prezioso e si teme il peggio.
Da Massalombarda, dove Nicola abitava prima di passare alla vita da nomade sul furgone, rimbalzano voci sulla sua assenza da giorni in paese.
E intanto comincia a parlare il popolo del Bologna Due.
Sì, - dicono al bar - è da un po' di tempo che quel ragazzo bivacca qui di fronte, dicono che si chiami Nicola, che forse è schiavo dell'eroina e che qualche volta veniva qui per comperare le dosi. Chissà, poveretto.
Carabinieri, vigili del fuoco e poliziotti setacciano il camper, per aprirlo i pompieri hanno dovuto forzare le portiere: erano chiuse dall'interno, la chiave era innestata nel quadro.
Chi ha visto quel poveretto agitarsi per l'ultima volta fra le fiamme dice che attorno al furgone targato Ravenna non c'era nessuno quando è divampato il rogo.
E i vigili confermano che il fuoco è partito dall'interno.
Così ce n'è abbastanza per supporre che s'è trattato di un incidente, forse di un suicidio.
Ma passano altri minuti e anche l'ultima ipotesi sfuma.
Incidente.
Il corpo, ridotto a uno scheletro, è stato ritrovato dietro il sedile, riverso su una bombola di gas col rubinetto aperto, collegata a una stufetta.
E così si pensa alla vampata, a un poveretto bruciato vivo e soffocato dal fumo che non ha avuto il tempo di aprire gli sportelli e scappare.
Dalla carcassa del furgone emergono poche cose bruciacchiate: c'è una bibbia, qualche abito, una tuta da lavoro con la scritta "Bologna Gru" e un numero di telefono.
Incidente, è quasi certo, dicono i Cc.
Oggi l'autopsia, per fugare gli ultimi dubbi.
Sono le 17, le "lucciole" dell'est salgono in macchina coi protettori a vanno al lavoro.

LA PROTESTA  Gli abitanti del Residence lanciano la battaglia informatica anti-malavita


Un sito Internet degli inquilini contro il degrado



Gli abitanti del Residence Bologna Due di Calderara, assediati dal giro grosso della prostituzione e dello spaccio di droga gestito dai nordafricani, alzano la voce e aprono un sito Internet sull'emergenza criminalità.
Benvenuti nell'inferno del Bologna Due, casa della malavita, residence dell'eros, del degrado e di squallidi monolocali, scrivono su Internet i cittadini del 'Comitato di via Garibaldi 2'.
Ma qui non c'è solo questo, spiegano, facendo la storia della zona e proponendo foto e descrizioni.
Si parla anche di episodi di criminalità avvenuti all'interno o nei pressi del palazzo e che hanno interessato per lo più immigrati clandestini e pregiudicati.
Il comitato ha accompagnato l'annuncio dell'apertura del sito con una nota di proposte: punire i proprietari che affittano con troppo disinvoltura gli appartamenti; usare la nuova legge sull'immigrazione per espellere i soggetti più pericolosi (e non metterli agli arresti domiciliari nel residence); avviare il progetto di ristrutturazione che sta discutendo il Comune di Calderara.
Altrimenti
- concludono - il posto diventerà un ghetto invivibile e spaventoso.
La costruzione è stata progettata come casa albergo e fu costruita dal palazzinaro romano Angelo Piperno a metà degli anni '70, con la sua società, l'Edilsabrina.
Praticamente ignorato dalle istituzioni, lo stabile di via Garibaldi diventa da subito oggetto di continue speculazioni e teatro di faticosa esistenza per gli inquilini alloggiati tra i suoi 236 mini appartamenti.
Una storia di infinite irregolarità, soprusi, sprechi e inadempienze, premesse per l'insediamento di spacciatori e protettori con manovalanza al seguito.
L'indirizzo internet è http://www.geocities.com/SouthBeach/Lights/4238.

LE LETTERE

Spacciatori, a Calderara è emergenza

Non ne possiamo più!
Noi abitanti di via Garibaldi 2 a Calderara sappiamo che il problema dello spaccio di droga (di cui sono spesso colpevoli extracomunitari clandestini) con relativi regolamenti di conti è un grosso problema cittadino.
Solo che qui da noi queste persone possono contare su almeno 4-5 appartamenti che usano come base operativa. Per risolvere qui da noi questo problema ci sono tre cose da fare:
1) Punire i proprietari che affittano disinvoltamente (la legge sulla droga è molto chiara: chiunque avendo la disponibilità di un ambiente o di un veicolo... )
2) Usare appena possibile la nuova legge sull'immigrazione per espellere almeno i soggetti più pericolosi, non metterli qui agli arresti domiciliari!
3) Sappiamo che ai primi di marzo il Consiglio Comunale di Calderara dovrebbe votare lo studio di fattibilità, primo passo dell'iter del progetto di ristrutturazione.
Ci auguriamo che questo iter sia veloce e senza resistenze.
Ricordiamo che solo una ristrutturazione globale dello stabile porrà fine anche alla presenza qui della malavita.
Se no tra qualche anno questo posto diventerà davvero invivibile e diventerà un ghetto spaventoso!

IL COMITATO DI VIA GARIBALDI 2



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26 febbraio 1998
Nuova "gambizzazione" al residence Bologna Due. Pistole e coltelli sequestrati in Stalingrado

Ancora spari tra immigrati



Un nordafricano gambizzato a fucilate al residence Bologna Due di Calderara, un arsenale scoperto dalla polizia nei pressi del centro di accoglienza in via Stalingrado.
Se non è guerra fra bande, comunque scontro a viso aperto fra gruppi di immigrati in città.
Al residence, l'altra notte verso l'una e mezza, s'è sparato in una stanza al quinto piano affittata da un tunisino.
Il ferito è un marocchino di 31 anni, Raja Amid, già noto alle forze dell'ordine per storie di droga.
L'aggressore gli ha sparato contro a distanza ravvicinata con un fucile da caccia calibro 12 e la rosa di pallini gli ha devastato un ginocchio.
Amid è stato portato al Maggiore e operato, è in prognosi riservata.
Secondo i Cc, l'affittuario ha ricevuto la visita di due nordafricani - un tunisino e il marocchino che poi sarebbe stato ferito - appena arrivati da Napoli, per poi uscire di casa lasciandoli nell'abitazione.
I due sono stati raggiunti da altri due stranieri che cercavano il padrone di casa e che, non trovandolo, hanno messo a soqquadro l'alloggio.
Quindi sono usciti, poi sono rientrati e a questo punto uno di loro ha tirato fuori il fucile che nascondeva nel cappotto e ha sparato al marocchino.
Poi sono fuggiti.
Per ora i Cc hanno arrestato (per favoreggiamento) l'amico del ferito, Adnan Bouzid, 19 anni, tunisino, che avrebbe rifiutato di collaborare.
A metà mattinata, poi, mega controllo in via Stalingrado, dove diverse famiglie ospiti del centro avevano chiesto aiuto al Comune dicendo di essere state minacciate da un gruppo di immigrati clandestini.
La polizia, nascoste fra l'erba della zona, ha trovato tre pistole, droga e due coltelli, forse le armi usate negli ultimi scontri.
Dodici ospiti abusivi sono stati portati in Questura per i controlli e denunciati, per uno dovrebbe scattare l'espulsione stamattina.


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