Asian food


Il Resto del Carlino 1998



Dal 26 febbraio al 7 marzo 1998, giorni in cui il nostro stabile sale prepotentemente alla ribalta, troverete solo gli articoli in cui esso è citato esplicitamente e non quelli a cui è comunque in qualche modo collegato



25 gennaio 1998 7 febbraio 1998 10 febbraio 1998 11 febbraio 1998
26 febbraio 1998 27 febbraio 1998 28 febbraio 1998 1 marzo 1998
2 marzo 1998 3 marzo 1998 4 marzo 1998 5 marzo 1998
6 marzo 1998 11 marzo 1998 12 marzo 1998 19 marzo 1998
20 marzo 1998 24 marzo 1998    




24 marzo 1998

SEQUESTRATO A LOIANO UN FUCILE COME QUELLO CHE SPARÒ AL "BOLOGNA DUE"

Guerra tra gang, trovata l'arma



Dal blitz dei carabinieri sono spuntati anche droga e denaro. Tre stranieri arrestati, due denunciati


Un fucile da caccia, proprio come quello comparso nei fatti di sangue del 25 febbraio al "Bologna Due", ma anche droga e denaro: li hanno trovati e sequestrati i carabinieri delle compagnie di Borgo Panigale e Bologna Sud in un'operazione (tre gli arresti) che potrebbe dare la svolta alle indagini sulle bande rivali di magrebini che si contendono il mercato degli stupefacenti.
Dal famigerato residence di Calderara, ormai "bruciato" perché sottoposto ai continui controlli delle forze dell'ordine, tre extracomunitari, di cui uno minorenne, avevano trasferito la loro base operativa in una zona più tranquilla e lontana dalla città: un altro residence a Loiano,
sull'Appennino.
È qui che i carabinieri hanno arrestato i tre extracomunitari, indagati (insieme con due complici denunciati in stato di irreperibilità) per la sparatoria del 25 febbraio scorso al residence di Calderara, quando fu gambizzato un tunisino a colpi di fucile da caccia.
Un'arma dello stesso tipo (calibro dodici e a canne sovrapposte) di quella trovata a Loiano.
Nell'alloggio che da circa un mese uno dei nordafricani denunciati e introvabili, aveva affittato, i militari Sud hanno sequestrato 260 grammi di cocaina, 50 di hascisc, varie attrezzature per il taglio e il confezionamento della droga e circa 10 milioni in contanti custoditi in un grosso salvadanaio di plastica a forma di bottiglia di Coca-Cola.
Inoltre una parrucca corvina, due visori notturni ed il fucile da caccia.
Nel blitz, scattato giovedì, sono finiti in manette, con le accuse di detenzione abusiva di armi e stupefacenti, e di ricettazione del fucile (risultato rubato nel dicembre scorso a Mordano di Imola, durante un furto in un appartamento) sono finiti Salim Billel, 33 anni, palestinese, Hasane Sacal, 19 anni, marocchino, ed un algerino diciasettenne.
Altri due nordafricani, tra i quali l'affittuario dell'alloggio, sono stati denunciati
in stato di irreperibilità.
A indirizzare i carabinieri nel residence di Loiano sono stati alcuni elementi trovati nel corso dell'ultimo blitz effettuato mercoledì scorso, al "Bologna Due".
Sui tre arrestati e sui due denunciati sono in corso ulteriori indagini per accertare un loro eventuale coinvolgimento in alcuni fatti di sangue nell'ambito della cosidetta guerra fra bande di extracomunitari, su cui per primo lanciò l'allarme il pm Valter Giovannini.
Perché non c'è solo l'analogia del fucile definito simile a quello sequestrato a Loiano, con l'arma che ha sparato il 25 febbraio al residence di Calderara, ferendo seriamente un tunisino.
Sempre a colpi di fucile è stato ferito, il 14 marzo, un altro tunisino in via Emilia Ponente.
Anche la parrucca è ritenuta elemento ricorrente in alcuni episodi criminosi fra extracomunitari, avvenuti di recente in città: ad esempio nell'omicidio, sempre per fatti di droga, di qualche settimane fa all'Arcoveggio, in via della Cooperazione nei pressi del centro di prima accoglienza, fra i testimoni c'è chi ha visto un uomo dalla strana capigliatura, proprio come se in testa avesse avuto una parrucca.
Sempre secondo i riscontri degli investigatori dell'Arma, l'alloggio di Loiano era stato preso in affitto un mese fa, ma la presenza degli stranieri era stata notata solo di recente: la 'base' sull'Appennino doveva servire come deposito, molto più sicuro del "Bologna Due" dove la droga, ultimamente veniva solo smerciata.



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CALDERARA

Sei "baby schiave del sesso" in un monolocale di Bologna Due



I carabinieri passano al setaccio il residence "Bologna Due" di Calderara e, per l'ennesima volta, scoperchiano un traffico di baby schiave del sesso.
Uno dei 196 monolocali era stato infatti trasformato in prigione per sei ragazzine, appena arrivate dall'Ucraina, da avviare al marciapiede.
E proprio lì, in quell'appartamento a luci rosse, le presunte vittime sarebbero state picchiate a più riprese per costringerle alla vita.
Le aguzzine, secondo il racconto-denuncia delle clandestine, sarebbero state un'ucraina e una moldava di 23 e 24 anni.
Risultato: le due presunte kapò, che al momento della retata erano all'interno del residence, sono state bloccate e sottoposte a fermo di polizia giudiziaria.
Le ipotesi di accusa si sprecano: minacce, lesioni, induzione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione.
Le due donne, che al momento delle manette erano senza documenti, sono state subito rinchiuse alla Dozza.
Oggi, il sostituto procuratore che coordina l'inchiesta deciderà se emettere gli ordini di custodia cautelare per approfondire i contorni della vicenda.
Intanto le baby belle di notte, che hanno raccontato di essere arrivate a Calderara di Reno a bordo di un camion scassato, sono state fotosegnalate e in seguito affidate a un centro di prima accoglienza del Tribunale dei minorenni.
Nel corso dell'operazione, i carabinieri della Compagnia di Borgo Panigale hanno identificato altre 35 prostitute (in gran parte serbe, croate e bosniache), tutte senza documenti nè permessi di soggiorno.
E in un attimo è scattata la proposta per l'espulsione immediata dal territorio nazionale.
Nei guai anche tre marocchini, sorpresi con due coltelli.
Immediate le denunce per porto abusivo di arma da taglio.



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20 marzo 1998

CALDERARA

'Bologna2', giardino per Tommaso



Risanamento, l'area sarà dedicata al bimbo morto giocando sul terrazzo di casa


I carabinieri passano di nuovo al setaccio il residence "Bologna Due" di Calderara, scoprendo nuovi traffici a luci rosse, e i condomini perbene iniziano a gridare vittoria.
Così, mentre il Comune trasforma in realtà il piano di recupero del palazzone-alveare chiedendo alla Regione 5 miliardi per cominciare i lavori di risanamento al più presto, il Comitato spontaneo dei residenti onesti avanza le prime proposte per vincere definitivamente il degrado.
Primo passo: riqualificare il giardino dello stabile, attualmente in mano a protettori e spacciatori dai mille accenti stranieri.
La parola d'ordine è: basta con gli agguati a suon di coltellate.
Abbiamo deciso rimboccarci le maniche - dicono i promotori del Comitato di via Garibaldi 2 -. Intanto inizieremo noi a ripulire il parco.
E, una volta finito il recupero, intitoleremo il nostro giardino a Tommaso Fontana, il bimbo morto nel 1991 mentre stava giocando sul terrazzo di casa.
Poi, chiederemo al Comune di inserire questo spazio verde in un percorso naturale con gli altri giardini e luoghi caratteristici di Calderara
.
Pare proprio che la maggior parte degli inquilini, soprattutto pensionati e operai, abbia deciso di uscire allo scoperto per ridare dignità all'immobile.
Stiamo facendo la nostra parte - continuano quelli del Comitato -, Tant'è che dopo anni di inefficienze siamo riusciti, a nostre spese, a mettere a norma l'impianto di riscaldamento e realizzare l'allacciamento delle fognature alla rete comunale. Senza contare che abbiamo incrementato il budget condominiale per le spese di pulizia e riparazione degli ascensori, più volte messi fuori uso dai vandali. Speriamo solo che adesso le promesse delle istituzioni vengano mantenute.



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19 marzo 1998

IN VENDITA 14 DEI 196 APPARTAMENTI DEL RESIDENCE DI CALDERARA. E IERI ENNESIMO BLITZ DEI CARABINIERI

'Bologna Due', sfratto alla malavita



A.A.A a due passi dalla città vendesi monolocale in immobile da ristrutturare, prezzo interessante.
Dopo i continui assalti dei carabinieri, l'ultimo ieri al sorgere del sole, la Babele del degrado di Calderara si sta lentamente svuotando.
In pochi giorni infatti i condomini scomodi di 14 dei 196 appartamenti del residence Bologna Due sono stati sfrattati e messi alle porte.
Un gruppo di proprietari, ormai nel mirino delle forze dell'ordine, Comune e inquilini onesti, ha deciso di vendere.
Anche sottocosto pur di evitare grane.
E il Comitato dei residenti perbene, che da tre anni si batte per il recupero di quello che oggi è il bunker della mala, grida vittoria.
Ma i carabinieri sono più cauti.
Anche perché, nonostante i controlli asfissianti e il presidio fisso 24 ore su 24, ogni rastrellamento scoperchia nuovi traffici.
Proprio come ieri mattina.
IL blitz.     Il quartier generale di clandestini, lucciole, spacciatori e sfruttatori è stato prima circondato e poi attaccato da oltre 100 carabinieri in assetto antisommossa.
E, ancora una volta, sono stati scoperti 12 appartamenti-prigioni per dieci ragazzine ucraine da avviare al marciapiede.
Alla vista delle divise le schiave del sesso sono scoppiate a piangere incastrando le kapò, due serbe di 23 e 24 anni che sono state arrestate.
Scovati anche 13 'fantasmi' magrebini, rimpatriate due baby prostitute albanesi senza documenti e più di 50 regine del marciapiede appena arrivate dall'Est.
In un garage è stato invece scoperto un arsenale: due pistole di fabbricazione albanese pronte a fare fuoco, tre coltellacci e due mannaie.
Alle 9,30 era tutto finito.
E via sulle auto a lampeggianti accesi.
Destinazione: il cuore di Bologna.
Controlli in Montagnola.   Nel parco qualche sbandato alla ricerca della dose, quattro barboni e una dozzina di magrebini.
Tutti in caserma per le foto segnaletiche e, per gli immigrati, la proposta di espulsione.
I carabinieri, giubbotti antiproiettile e mitra in pugno, hanno passato al setaccio ogni angolo dei giardini.
Dovete venire più spesso - hanno detto alcune mamme all'uscita dall'asilo - Di pomeriggio è un via-vai continuo di tossici e spacciatori. E guai a protestare. Altrimenti volano gli insulti e le minacce.
Assalto in via Stalingrado.   L'obiettivo è un casolare diroccato in odore di centrale dello spaccio.
I blindati del V Battaglione bloccano le uscite, i militari della Compagnia Bologna centro sfondano le porte. Tra le rovine non c'è nessuno.
Se ne sono appean andati - dice in tenente Pietro Dimiccoli, mostrando le stagnole per la preparazione dell'eroina - Ed ecco qua i coltelli: due lame proibite a serramanico.
I verbali di sequestro, i cani antidroga al lavoro e poi ancora via.
Per controllare l'ex Manifattura.
Ma anche lì, nel cuore della città degradata, non c'è nessuno.
Per terra solo un tappeto di rifiuti, siringhe sporche di sangue, profilattici usati.
Sirene in via Rimesse.   All'arrivo delle sirene qualcuno riesce a scappare attraverso la ferrovia, ma gli altri non abbandonano la baraccopoli.
Qui, dove la moquette è fatta di stracci e la disperazione è come una carta da parati appiccicosa, ci sono una quarantina di extracomunitari.
Fantasmi, disperati dai mille accenti stranieri, balordi che vivono di piccoli furti.
Il piazzale è un cimitero di motorini rubati, autoricambi ancora imballati.
E poi rifiuti.
Una discarica a cielo aperto.



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12 marzo 1998

ANZOLA - CALDERARA - ZOLA

Una retata di 'lucciole'

Blitz notturno: espulse 130 ragazze e dodici clandestini


Una notte con i carabinieri a caccia di clandestini e lucciole dai mille accenti stranieri.
Da Anzola Emilia a Zola Predosa passando per le zona calde di Calderara di Reno, soprattutto nel parcheggio del residence a luci rosse "Bologna Due", per dichiarare guerra alle bande di extracomunitari che si stanno contendendo a suon di sanguinosi agguati il mercato della droga e della prostituzione.
I carabinieri della Compagnia di Borgo Panigale, scesi in strada massicciamente, non hanno fatto sconti a nessuno.
Nemmeno a dodici bolognesi che, da impiegati modello e insospettabili commercianti, tutti di età compresa tra i 25 e i 39 anni, si sono trasformati in irriducibili del sesso a pagamento.
I militari li hanno sorpresi nelle stradine buie, che corrono a lato della consolare, nelle proprie auto-alcove proibite.
Risultato: raffica di denunce a piede libero per atti osceni in luogo pubblico e sequestro immediato delle macchine dell'eros.
Nella rete dell'Arma sono via-via finite anche tutte le regine del marciapiede che, al calare del sole, 'lavorano' in via Rigosa (la strada del vizio che collega Zola Predosa alla città) e agli incroci della via Emilia.
Complessivamente i carabinieri hanno controllato e fermato 130 prostitute (in particolare nigeriane, ghanesi, ucraine e slave) senza permessi di soggiorno e documenti d'identità.
Immediato il trasporto all'ufficio stranieri della questura per le fotosegnalazioni e le proposte per l'espulsione immediata dal territorio nazionale.
Stessa fine anche per dodici extracomunitari magrebini, sorpresi all'interno di un casolare abbandonato.
Gli immigrati, alcuni dei quali già colpiti dai decreti di sgombero, hanno rimediato denunce per occupazione abusiva e provvedimenti di espulsione.
A Calderara, invece, i militari hanno fatto scattare le manette ai polsi di un genovese, C.L. di 34 anni, perchè doveva scontare 3 mesi di carcere per furto.



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11 marzo 1998

CALDERARA

Ruba auto a ripetizione

Preso e denunciato: esce dalla caserma e compie un altro colpo

È stato di nuovo inseguito e arrestato.
Finisce denunciata la sua amica-complice


Prima ha rubato una berlina a Zola Predosa e poi, con a bordo un'amica, ha puntato dritto su Calderara di Reno.
E qui sono iniziati i primi guai.
Quella Lancia Thema, targata Milano, che cercava di parcheggiare nelle piazzole del residence della mala 'Bologna Due', ha infatti attirato i sospetti della postazione fissa dei carabinieri.
I militari hanno voluto vederci chiaro.
Un controllo al terminale, la notizia che l'automobile era rubata, la decisione di fermare pilota e passeggero.
Niente da fare.
Il balordo appena ha visto divise e palette ha ingranato la marcia, sgommando via a tutto gas.
Ed è stato rocambolesco inseguimento.
Da via Garibaldi al centro di Calderara dove i due fuggitivi sono stati accerchiati e bloccati.
Festa finita, tutti in caserma.
E per la coppia, G.V. di 32 anni e la compagna Z.R. di 35 anni, entrambi residenti in città, sono scattate le denuncie a piede libero per furto e ricettazione.
I carabinieri non si sono però accontentati.
Certi che i due sbandati avrebbero messo a segno un altro colpo, gli 007 dell'Arma hanno subito optato per il pedinamento precauzionale.
E i sospetti sono stati ben presto confermati.
La coppia, dopo aver lasciato la caserma, si è infilata in una stradina privata e zac.
In un attimo hanno forzato la portiera di una Fiat Uno.
Il secondo furto in meno di mezz'ora e via verso la Persicatana.
Ma anche stavolta i due non sono riusciti a farla franca.
Gli investigatori del nucleo operativo li hanno tallonati fino a Bologna, poi all'improvviso sirene e lampeggianti.
E per il pilota non ci sono state scusanti.
I carabinieri l'hanno arrestato.
Guai anche per la compagna che ha rimediata per la seconda denuncia a piede libero.
L'uomo è stato rinchiuso in cella di sicurezza nell'attesa del processo per direttissima.



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6 marzo 1998

NOTTE DI PAURA IN VIA ZAMBONI. BLITZ DELLA POLIZIA A CALDERARA

Spacciatori salvati dal linciaggio

Aggrediscono tre carabinieri che poi devono sottrarli alla folla. An contro il Comune


Solo per aver chiesto se per caso avessero bisogno di un'ambulanza, tre carabinieri di servizio in via Zamboni l'altra sera sono stati assaliti e feriti da due spacciatori extracomunitari completamente ubriachi.
Due loschi individui che, ironia della sorte, solo un attimo dopo, a baruffa finita, gli stessi carabinieri acciaccati hanno salvato da una cinquantina di passanti, una folla di cittadini stanchi e arrabbiati, decisi a farsi giustizia da soli.
Per risolvere la situazione è stato necessario l'intervento di quattro "gazzelle" dell'Arma, che tra l'altro hanno dovuto lavorare sodo per tutta la notte dovendo intervenire per sedare due risse tra i soliti spacciatori clandestini armati di coltello.
Ieri mattina, intanto, le forze dell'ordine hanno dato un altro giro di vite per tentare di risolvere la situazione esplosiva del residence "Athena" di Calderara.
Dopo il blitz dei carabinieri che hanno sequestrato decine di coltelli, è scattato un altro controllo a sorpresa della polizia che ha smascherato ed espulso dal territorio diciassette clandestini, quindici albanesi e due giovani ucraine.
Tutti sfruttatori e "lucciole".
I diciassette dopo essere stati fotosegnalati sono stati accompagnati all'aeroporto e imbarcati sul primo volo utile per Tirana.
Nel frattempo proprio questa mattina, in Prefettura, si riunirà il "Comitato allargato per l'ordine pubblico e la sicurezza".
Oltre al prefetto Mosino, al comandante dei carabinieri, al nuovo questore, e al comandante della guardia di finanza, vi parteciperanno il sindaco Walter Vitali, il procuratore Ennio Fortuna e il procuratore generale Vincenzo Oddone.
Tutto questo, infine, mentre infuria la polemica tra l'opposizione e l'Amministrazione rea, dice An, non solo di non essere in grado di gestire l'emergenza extracomunitaria, ma addirittura di non saperla comprendere.



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DICIASETTE OSPITI FUORILEGGE DEL BOLOGNA 2 (LUCCIOLE E SFRUTTATORI) IMBARCATI SUL VOLO PER TIRANA

E i clandestini tornano al mittente



Mentre l'opposizione attacca il sindaco Vitali e l'assessore Golfarelli sull'emergenza immigrati, che il Comune sembra aver scoperto solo ora perchè - dice -nessuno, il prefetto in particolare, aveva detto alcunché, non si arresta il giro di vite delle forze dell'ordine.
E così diciasette extracomunitari, tutti clandestini e tutti abusivi al 'Bologna 2', ieri mattina sono stati espulsi uno per uno e imbarcati per Tirana.
A scovarli sono stati gli uomini della Squadra mobile che, in collaborazione con poliziotti in assetto antisommossa, l'altra notte hanno fatto irruzione al residence "Athena" alle quattro in punto.
Il blitz, che segue quello effettuato dai carabinieri e che aveva consentito il sequestro di numerosi coltelli, è proseguito fino all'alba inoltrata e ha permesso di bloccare quindici albanesi e due giovani ucraine.
Otto uomini e nove donne, otto magnaccia e nove "lucciole", tutti quanti arrivati clandestinamente a Bologna dopo essere sbarcati, solo qualche giorno fa, in Puglia.
Controllati uno per uno, fotosegnalati e muniti di decreto di espulsione, i diciasette sono stati trattenuti in questura fino a mezzogiorno.
Poi, fatti accomodare su un pullman della polizia, i diciasette "fuorilegge" sono stati scortati fino all'aeroporto Marconi da dove si sono imbarcati per Tirana col primo volo utile.
Quanto impiegheranno per tornare un'altra volta a Bologna?
Pessimisti gli stessi investigatori che più di tanto, leggi alla mano, non possono fare.
E allora c'è che già tra sei, sette giorni gli stessi clandestini cacciati possano rifare capolino.
Ma la questione immigrati, come si diceva all'inizio, non è solo blitz di polizia.
Soprattutto tra minoranza e Amministrazione.
Apprendiamo con meraviglia e con indignazione - hanno detto ieri Arrigo Veronesi e Patrizio Gattuso di An - che il Comune non è a conoscenza del dilagare del fenomeno criminalità perchè il prefetto non avrebbe provveduto a darne comunicazione. Disponendo infatti il sindaco di un ufficio stampa con numerosi addetti, e un dirigente pagato profumatamente, viene spontaneo chiedersi come mai nessuno di loro abbia avuto l'idea di fornire a sindaco e assessori una sola delle mille notizie di stampa inerenti scippi, furti, spaccio e violenza che quotidianamente angosciano i nostri cittadini.
Ribadendo poi che la salvaguardia e la tutela dell'ordine pubblico spetta al Prefetto e non al sindaco, che fino ad oggi ha dimostrato assoluta incapacità non solo nel gestire il problema ma addirittura a comprenderlo, An sospetta che il Comune voglia scaricare la patata bollente in altre mani.
Infine An chiude l'attacco a Vitali a Golfarelli invitandoli a fondare, così come esiste l'Istituzione dei servizi per l'immigrazione, l'Istituzione dei servizi per i residenti.
Critiche alla Golfarelli sono arrivate anche da Enzo Raisi e dal presidente del Quartiere Santo Stefano, Pierangelo Pellacani.



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5 marzo 1998

CALDERARA

In Consiglio il recupero di Bologna 2



La giunta di Calderara porta in consiglio lo studio di fattibilità per il Recupero urbanistico del residence Bologna Due, uno dei più gravi casi di degrado metropolitano in Emilia Romagna, così recita l'ordine del giorno, e scoppia la polemica.
Con la maggioranza che vota a favore del piano, anche se all'appello mancano i quindici miliardi per dare l'avvio vero ai lavori, e l'opposizione di "Migliorare Calderara" che abbandona l'aula gridando allo scandalo.
Possibile che solo adesso - attacca il capogruppo di minoranza Graziano Girotti - l'amministrazione si renda conto del problema? Eppure già dieci anni fa qualcuno aveva sollevato il caso. La verità è che i governi locali che si sono succeduti nel tempo hanno sempre ignorato il "Bologna Due", uno sfregio per la nostra cittadina. E adesso, per motivi di voto, ecco il piano. La giunta ha imbustato questo studio e lo ha spedito, appena due giorni fa, a quei rompiscatole dell'opposizione. Due giorni per leggere un tomo ponderoso. Pochi, troppo pochi per discuterne coi colleghi e proporre delle eventuali modifiche. Un altro esempio di come la giunta affronta i problemi.
Attacchi pesanti come macigni ma il sindaco, Massimo Reggiani, questa volta sembra davvero intenzionato ad andare fino in fondo.
L'obiettivo - dice - è quello di tentare di ripristinare la legalità. Usando tutti i modi possibili. Nell'attesa che il piano inizi l'iter procedurale per ottenere i finanziamenti, il Comune farà i controlli sanitari nel residence. Terremo alta l'attenzione sull'andamento delle pratiche per il totale risanamento dell'edificio.
Soddisfatti, ma preoccupati dei tempi, i residenti perbene del palazzone dell'eros e dei sanguinosi regolamenti di conti tra bande di spacciatori extracomunitari. Ci auguriamo - tagliano corto i sostenitori del Comitato spontaneo di via Garibaldi 2 - che l'iter sia veloce e non incontri resistenze politiche e istituzionali. Ma non basta il recupero edilizio. Una volta ultimati i lavori il Comune dovrà inserire nell'edificio servizi pubblici: dall'asilo alla biblioteca.
Nell'attesa i condomini onesti, soprattutto pensionati e operai, chiedono sicurezza e pugno di ferro.
E aggiungono: Bisogna punire i proprietari che affittano in modo disinvolto, espellere davvero clandestini, spacciatori e protettori.
Con una assicurazione che fa ben sperare.
Faremo - concludono quelli del Comitato - la nostra parte. Così come abbiamo fatto fino a oggi mettendo a norma l'impianto di riscaldamento e allacciando le fogne alla rete comunale. Ma le istituzioni, passata questa fase di emergenza, non dovranno abbandonarci.



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4 marzo 1998

I CARABINIERI BLOCCANO ALL'USCITA DEL RESIDENCE DUE MAGREBINI CARICHI DI MANNAIE PRELEVATE DAI SOTTERANEI

Bologna 2, sventata sul nascere una nuova mattanza



La procura dichiara guerra alle bande di spacciatori nordafricani e gli albanesi, che di fronte alla scalata magrebina ai vertici della mala erano stati costretti ad alzare bandiera bianca mantenendo soltanto una fetta del mercato del sesso, adesso sfruttano l'occasione affilando le armi.
Per riprendere quota e conquistare di nuovo le strade cittadine.
Tutto secondo un piano studiato chissà da quanto tempo.
Le schegge di Valona aspettavano solo il momento più opportuno per riprendersi il maltolto a suon di nuovi agguati e regolamenti di conti.
Coltelli e mannaie, più una busta con una decina di milioni in contanti per le prime spese della riorganizzazione, erano già pronte.
Tutto ben nascosto nei sotterranei del residence "Bologna Due" di Calderara di Reno.
E il commando, composto di due clandestini di 20 e 22 anni, stava per entrare in azione partendo proprio dal palazzo a luci rosse.
Obiettivo: tre marocchini con base operativa in odore di spaccio all'interno del bunker della mala.
Ma l'attentato è fallito sul nascere.
I magrebini, presunti emissari di un clan ridotto a pezzi da lotte tra bande e retate dell'Arma e della polizia, erano appena sbarcati a Calderara.
Forse per ricomporre i ranghi dell'organizzazione.
Ma il piano è saltato.
E solo per miracolo i tre fantasmi hanno salvato la pelle.
L'agguato all'arma bianca è stato sventato in extremis dai carabinieri che, da domenica, presidiano 24 ore su 24 ogni angolo del residence a luci rosse.
Gli albanesi, arrivati a Calderara a piedi non si sa da dove, erano penetrati nelle cantine dell'edificio puntando direttamente al sotterraneo che fa da sala riscaldamento.
E lì, proprio sotto i tubi, c'erano i contanti, due mannaie e cinque coltellacci con tanto di fodere.
Il commando ha preso tutto in un attimo e poi è sgattaiolato nel parcheggio.
Pochi minuti e i tre marocchini sarebbero scesi per consegnare a un pusher un piccolo carico di droga.
Il momento giusto per gli albanesi per mettere a segno la sanguinosa aggressione.
Ma, quando i magrebini sono sbucati dallo scalone e le ombre del commando si sono fatte più nitide, ecco divise e lampeggianti.
Gli albanesi hanno tentato la fuga, i marocchini si sono divisi cercando scampo nel labirinto di portici e androni.
Tutto inutile.
I militari li hanno prima accerchiati e poi placcati.
Un'azione perfetta, un altro colpo al cuore delle bande extracomunitarie.
Per gli albanesi è scattata la denuncia (addosso avevano anche dieci carte di credito rubate) e l'espulsione immediata.
Stessa sorte per i magrebini che hanno deciso di collaborare.



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3 marzo 1998

CRIMINALITÀ

Pool anti bande
venerdì summit



...

E il sindaco di Calderara spiega
quale sarà il futuro del Bologna 2



Cinque miliardi per il recupero (urbanistico ma non solo) del residence 'Bologna 2' di Calderara di Reno, protagonista dei sanguinosi fatti di cronaca dei giorni scorsi?
L'importo, secondo il sindaco di Calderara Massimo Reggiani, è altamente sottostimato.
E intanto, il consiglio comunale in programma stasera esaminerà lo studio di fattibilità, propedeutico alla predisposizione del piano di recupero vero e proprio dello stabile, da presentare alla Regione entro il prossimo 30 maggio unitamente alla domanda di finanziamento dell'intervento dei cosidetti 'contratti di quartiere'.
La possibilità di attuare il Piano di recupero che il comune di Calderara di Reno sta per redigere - afferma il sindaco Reggiani - è strettamente connessa ai finanziamenti previsti nella legge sui contratti di quartiere. Ma anche i privati dovranno fare la loro parte: su questo non c'è alcun dubbio.
Ma allora, a quanto ammonterebbero gli investimenti complessivi per ridare decoro, sicurezza e un 'nome' che non sia più sinonimo di ambienti malavitosi e di degrado al residence 'Bologna 2'?
La cifra occorrente per i lavori di recupero - spiega Reggiani -va ben oltre i 5 miliardi che sono circolati in questi giorni: in realtà si tratta di un importo di 15 miliardi, oltre a quello necessario per le case parcheggio (circa 55) che si dovranno utilizzare a rotazione per sistemare le famiglie durante i lavori di sistemazione del complesso.
Ma trovo scorretto e irrealistico far circolare la voce che tutti i costi di questa operazione saranno accollati agli enti pubblici (Comune e Regione), quando i benefici che ne deriveranno andranno ai proprietari privati. Credo che anche le proprietà (comprese quelle oneste) dovranno fare la loro parte. E non è superfluo ricordare che l'immobile è di totale proprietà privata, e che tale rimarrà anche dopo gli eventuali lavori di recupero
.
Spetterà alla Regione, dopo la presentazione del piano e della domanda di finanziamento scegliere cinque progetti (fra questi si spera possa rientrare quello di Calderara) da trasmettere al ministero dei Lavori Pubblici.
E sarà una commissione ministeriale a decidere se il residence avrà i requisiti per ottenere i finanziamenti.
Ribadisco che per il buon esito dell'operazione sarà fondamentale il concorso finanziario dei privati - sottolinea Reggiani - anche se la legge assegna ai Comuni la possibilità di espropriare quelle proprietà che non intendano aderire finanziariamente al piano. Ma è chiaro che il Comune di Calderara non ha assolutamente risorse, se ci trovassimo di fronte ad un numero elevato di proprietà da espropriare.
Una frecciata, Reggiani, la scaglia anche a quelli che lucrano sul degrado.
Occorre trovare una strada per renderli inoffensivi, diversamente ogni intervento rischia di perdere efficacia nel tempo.


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2 marzo 1998

EMERGENZA

I carabinieri presidiano i 'fortini' della malavita



Un presidio ventiquattr'ore su ventiquattro che, nell'intento dell'Arma, sarà anche un punto di riferimento per i cittadini delle zone interessate.
Sarà davanti al residence Bologna 2 di Calderara di Reno e davanti al centro immigrati di via Stalingrado: lo hanno deciso il comandante della Regione Carabinieri e il comandante provinciale dell'Arma.
Dopo gli allarmi, le polemiche, ma soprattutto dopo i fatti di sangue degli ultimi tempi, arriva lo scatto in avanti da parte delle forze dell'ordine.
Che si chiamino bande rivali che si contendono il mercato dello spaccio della droga, o che si preferisca chiamarli gruppi, ai bolognesi poco importa.
Quello che interessa la città è che si corra ai ripari, e subito.
Bologna non è Palermo, d'accordo.
Ma proprio per questo non è il caso che lo diventi.
Così il famigerato residence di Calderara e il centro di via Stalingrado, i luoghi nei quali sono avvenuti gli scontri tra bande di nordafricani, vedranno la presenza delle divise ogni giorno e per tutto il giorno.
Per il presidio, precisano i carabinieri, verranno impiegate le stazioni mobili che già sono al lavoro per controllare i due luoghi.
Poi un altro tema centrale per i bolognesi: la presenza fissa - si legge ancora nella nota - vuole favorire quei cittadini che volessero fornire notizie utili: cosa che l'Arma e le altre forze dell'ordine si augurano, per rendere queste zone più vivibili.
Il comunicato ricorda anche le parole del prefetto Enzo Mosino secondo cui quella degli immigrati clandestini non è una nuova emergenza e il fenomeno non è mai stato sottovalutato.
Anzi, conclude la nota. è tenuto in tutta evidenza dai carabinieri che lo hanno sempre contrastato, in collaborazione con le forze dell'ordine, e continueranno a farlo con impegno costante.
I cittadini perbene (e di qualsiasi colore) non possono che rallegrarsi di questo, oltre a sperare che dai fatti di sangue e dalle polemiche si passi ai fatti e basta.


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1 marzo 1998

UN POOL PER ARGINARE L'EMERGENZA CRIMINALITÀ

Toghe in trincea

Un summit per definire una linea operativa comune con istituzioni e forze dell'ordine


Lo chiamano un impulso di coordinamento straordinario ed è quello che la Procura sta attivando per arginare l'emergenza-immigrati.
Domani, o al più tardi martedì, ci sarà un vertice a cui parteciperanno i magistrati e gli esponenti del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, il che significa sindaco, questore, prefetto e comandante dei carabinieri.
Ma intanto il procuratore capo Ennio Fortuna, d'accordo con l'aggiunto Luigi Persico e con gli altri sostituti, sta già infilando una collana di idee operative concrete.
Sarà probabilmente creato un nuovo pool con lo specifico compito di fronteggiare la guerra per bande scoppiata fra gruppi di immigrati per il controllo del mercato della droga.
Di questo pool farà sicuramente parte il pubblico ministero Valter Giovannini, titolare delle più recenti inchieste di episodi criminosi che hanno avuto come protagonisti i nordafricani, e forse anche un altro magistrato.
Primo compito del neonato pool sarà far confluire in un'unica banca-dati di tutte le informazioni relative ai fenomeni criminali commessi da immigrati e provenienti da fonti diverse (polizia, carabinieri, finanzieri e vigili urbani), così da poter conoscere più profondamente il fenomeno e le mutazioni interne, allo scopo di poter intervenire nella repressione dei crimini con maggiore efficacia.
Poniamo che il tale Alì - ha spiegato con grande chiarezza il procuratore aggiunto Luigi Persico - sia già stato fermato 18 volte da forze di polizia diverse e che tutte le volte avesse mezzo grammo di eroina. Se mettiamo insieme i 18 fermi possiamo ragionevolmente pensare che Alì, da qualche parte, abbia una scorta con qualche etto di eroina. E, ovviamente, andarla a cercare.
Altri filoni su cui si possono programmare interventi seri sono la comparazione balistica delle armi che hanno sparato nei vari episodi criminosi (cosa che, secondo la Scientifica, pare stia già dando risultati importanti), analisi di laboratorio sullo stupefacente sequestrato (se si tratta di droga identica, probabilmente è anche una sola la fonte di approvvigionamento), controlli patrimoniali sugli arrestati.
Attenzione - avverte però il pm Giovannini - a non fare di tutte le erbe un fascio. È persino banale dirlo, ma non tutti i nordafricani sono delinquenti. Ne ho avuto la prova io stesso, qualche giorno fa, quando mi sono trovato fra le mani la denuncia che un immigrato residente al residence 'Bologna 2' di Calderara ha fatto nei confronti di un coinquilino suo connazionale perchè questi gli aveva danneggiato la macchina.
Questo - continua - lo dico perchè sia chiaro che un grande aiuto nella repressione si può avere proprio dagli ambienti degli immigrati onesti.
L'allarme di questi giorni ha un precedente che ha riempito per settimane le pagine dei giornali.
Due anni fa, sull'onda delle proteste dei cittadini, si cercò di liberare alcune strade della Bolognina dagli spacciatori di colore.
Il pm Andrea Materazzo stilò una lista di nomi e, legandoli fra loro in una associazione a delinquere, chiese al gip gli arresti.
Il giudice negò le catture ma una sorta di 'retata' venne fatta comunque.
I risultati, abbastanza buoni, sono sotto gli occhi di tutti: la zona è stata 'liberata', alcune strade e giardinetti sono di nuovo frequentabili.
Il secondo aspetto che dovrà affrontare il pool 'anti-bande' è quello di stabilire un protocollo di comportamento per far sì che polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia municipale possano aumentare il livello di collaborazione nelle indagini, senza inutili screzi e 'doppioni'


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LA RIVOLTA DEGLI ONESTI

Al 'residence della mala' la gente perbene protesta via Internet



Il santuario della malavita sbarca su Internet.
Per protesta, per fare sapere a tutto il mondo come si vive e cosa succede davvero dietro le persiane del residence "Bologna Due" di Calderara di Reno.
A lanciare la provocazione sono stati i condomini perbene dello stabile: 196 appartamenti di cui almeno la metà affittati a clandestini, spacciatori, lucciole dell'Est e adesso anche malviventi dalla pistola facile.
Così, nell'attesa che il palazzone venga ristrutturato da Comune e Regione e la magistratura apra la tanto richiesta indagine sui proprietari "disinvolti", tutti i residenti onesti (soprattutto pensionati e operai) hanno ben pensato di svelare ai navigatori cybernetici dell'emisfero i misteri della casa dell'eros.
La verità è che non ne possiamo più - comunicano i fondatori del Comitato spontaneo di via Garibaldi 2 -. La nostra voce non viene ascoltata da nessuno. E allora, di fronte all'ennesimo regolamento di conti finito in un bagno di sangue, abbiamo deciso di aprire un sito Internet. Per uscire dal silenzio. Venite a trovarci, digitate personalmente http://www.geocities.com/SouthBeach/Lights/4238 e scoprirete dove siamo costretti a vivere.
Il sito è uno sconvolgente "giornale" artigianale di cronaca nera.
I residenti hanno trasportato nel cyberspazio tutti gli episodi di vandalismo, le sparatorie, i ferimenti e i regolamenti di conti a cui hanno dovuto assistere.
È inutile - precisano i condomini - perdersi in chiacchiere. Per risolvere il problema una volta per tutte bisogna punire i proprietari che affittano in modo disinvolto ai criminali, usare appena possibile la nuova legge sull'immigrazione per espellere i soggetti più pericolosi, e non metterli qui agli arresti domiciliari. Infine occorre dare il via libera allo studio di fattibilità per la ristrutturazione globale dell'immobile. Altrimenti questo posto diventerà un ghetto invivibile e incontrollabile.
Le proteste telematiche dei residenti non sono però passate inosservate all'amministrazione comunale.
E il 3 marzo alle 20.30 il consiglio, presieduto dal sindaco Massimo Reggiani, per la prima volta discuterà e metterà ai voti lo studio di fattibilità per il completo recupero del residence del sesso a pagamento.
Che sia la volta buona?
Che sia davvero il primo passo per ottenere i cinque miliardi necessari per ridare dignità allo stabile?
La parola agli amministratori.


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Da Sfax alle Due Torri, il viaggio clandestino dei pusher tunisini



Dopo un pomeriggio di repulisti generale, con megablitz dei carabinieri, il residence "Bologna Due" di Calderara è stato tenuto sott'occhio anche durante la notte.
E i controlli, prima discreti e poi sempre più pressanti, hanno inferto un altro colpo al cuore delle bande di spacciatori.
I militari hanno infatti fermato cinque tunisini armati di coltellacci.
Gli immigrati sono stati bloccati proprio mentre stavano rovistando in un garage in uso a un connazionale già dietro le sbarre per una vecchia storia di droga.
Con il fermo del quintetto, tutti con precedenti per spaccio di eroina, i carabinieri hanno aperto un nuovo squarcio investigativo.
I tunisini, di età compresa tra i 24 e i 28 anni, sono tutti originari di Sfax.
Di quella città di 250mila abitanti, sulla costa mediterranea di fronte al golfo di Gabes proprio dove si incrociano le strade magrebine che portano alla Mecca, sono anche la maggior parte dei fermati in questi ultimi giorni di offensiva ai clan dei pusher più agguerriti.
Pura casualità?
Gli inquirenti, almeno per adesso, non azzardano ipotesi ma escludono a priori che si tratti di una semplice e fortuita coincidenza.
Secondo i carabinieri, che stanno anche passando al setaccio le date di arrivo in Italia dei "guerrieri" della droga, i fuoriusciti di Sfax avrebbero dato vita a Bologna a un vero gruppo.
Con la maggior parte degli immigrati legati da parentele e vecchie amicizie.
Difficile stabilire con precisione l'organico della banda ma i militari parlano di oltre cinquanta persone.
Tante, abbastanza per tentare la scalata al controllo totale dello smercio della "roba".
Non sarebbe quindi un caso che i fatti di sangue delle ultime settimane portino la firma della gente di Sfax.


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Un summit per definire una linea operativa comune con istituzioni e forze dell'ordine
28 febbraio 1998

SOS CRIMINALITÀ

La città chiede meno parole e più severità



Ormai siamo allo scontro tra bande.
Nel buio volano le coltellate e, come è accaduto l'altra sera, rimane un corpo senza vita sull'asfalto: il cadavere di un immigrato, uno dei tanti clandestini che hanno trovato rifugio sotto le Due Torri.
Alcuni, addirittura, all'interno dei centri di accoglienza.
Ci dicono che queste bande si contendono lo spaccio della droga.
Ma questo lo sapevamo da tempo.
Ci dicono che si affrontano per il controllo di intere zone.
Ma anche questo lo vediamo a occhio nudo.
Basta aggirarsi in alcune strade della periferia, spingersi fino al tristemente famoso residence di Calderara e certi incontri pericolosi sono inevitabili.
Non solo: basta rimanere anche in centro, vicono a via Indipendenza o nella zona di Piazza Verdi.
E qualche rischio, come purtroppo emege dalla cronaca di ogni giorno, si corre.
Poco è importato finora che i cittadini protestassero, che si chiudessero in casa impauriti: Sono esagerazioni; È la solita mania della gente che non sopporta più niente.
Quante volte abbiamo ascoltato questo ritornello; quante volte ci siamo sentiti accusare, noi del Carlino, di esagerare, addirittura di strumentalizzare, quasi fosse per noi un divertimento (e non un dovere del giornale, quale in effetti è) segnalare da una parte le risse, gli agguati, i ferimenti.
E dall'altra parte le proteste dei bolognesi, stanchi di sopportare questo stato di cose fino a far esplodere la propria rabbia, come è accaduto l'altra sera all'Arcoveggio.
Ora, di fronte all'immigrato ucciso, tante anime belle si sono svegliate.
I magistrati ci dicono che c'è la guerra tra bande, il sindaco annuncia che la situazione è molto seria.
Non solo: aggiunge che in effetti c'è stata sottovalutazione.
È vero che siamo in tempi di pentitismo, ma è troppo facile stracciarsi le vesti solo oggi dopo che lo stesso sindaco (per la verità, in buona compagnia) ha sbandierato ai quattro venti che a Bologna si aggirava solo qualche sventatello che ogni tanto combinava qualche marachella.
Perchè i coltelli non sono comparsi solo ieri sera e da anni i clan di spacciatori di droga circolano che è una bellezza (si fa per dire).
Come Carlino potremmo sottolineare che avevamo ragione.
Ma non serve a niente.
Vogliamo invece mettere in chiaro quattro punti:
  1. Da oggi non intendiamo più sentire qualcuno che si diverte a minimizzare quel che succede in città o in periferia. O che agita il fantasma di improbabili 'complotti' se vengono denunciate le cose che non vanno. Non ci vanno a genio i 'duri' del giorno dopo.
  2. Chiediamo alle forze dell'ordine e alla magistratura di mobilitarsi per tutelare, con tutti i mezzi concessi dalla legge, la città e la sua gente.
  3. Non si tratta di organizzare la 'caccia' all'immigrato, ma di dare la caccia ai delinquenti e ai criminali, siano italiani o stranieri. È necessario combatterli con l'impegno e la durezza necessari prima che si propaghi il pericoloso virus dell'intolleranza.
  4. il Carlino continuerà nella sua battaglia, il cui scopo è di difendere la città, bloccarne il degrado, rendere di nuovo vivibili alcuni quartieri, sia in centro sia in periferia. Mandateci le vostre segnalazioni: noi per primi interverremo portando all'attenzione generale ciò che non funziona. Anche se tutto questo disturberà molti. Gli stessi che ieri si sono improvvisamente svegliati.


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    DOPO L'OMICIDIO DELL'ALTRA SERA, I CARABINIERI SBOMBERANO LA CASBAH DEL 'BOLOGNA 2'

    Guerra tra bande: è emergenza

    Vertice in procura, inquirenti divisi. Il sindaco: c'è stata sottovalutazione


    L'allarme per la guerra tra bande rivali di nordafricani infiamma gli animi ed esaspera attriti fino a ieri rimasti sotto la cenere.
    Il sindaco Walter Vitali è d'accordo sulla tesi che sia in atto una escalation nel confronto fra bande criminali per il controllo del territorio.
    Ammette che in passato si è sottovalutato il fenomeno, e fa un appello alle comunità di stranieri perché segnalino i malavitosi infiltrati al loro interno.
    L'emergenza, già segnalata dal pm Valter Giovannini, è stata rimarcata ieri anche dal procuratore capo Ennio Fortuna dopo la cattura dei presunti responsabili dell'omicidio dell'altra sera in via della Cooperazione.
    Ma sull'interpretazione del fenomeno le letture sono diverse.
    Di bande rivali parlano sia Fortuna che il pm che ha coordinato le indagini, Antonello Gustapane.
    Mentre il capo della Mobile Renato Sanzò parla di piccoli gruppi che si scontrano tra loro, senza organizzazione verticistiche.
    Qualche attrito anche l'altra sera, nella collaborazione fra carabinieri e polizia durante le indagini.
    Intanto ieri pomeriggio un esercito di 300 carabinieri ha sferrato il primo vero attacco al bunker della malavita, il residence "Bologna Due".
    I 196 monolocali sono stati passati al setaccio uno a uno.

    Certo che Bologna non è Palermo, ma finirà che Bologna diventerà Palermo senza che nessuno se ne accorga rincara la dose Carlo Ugolini, un alto magistrato della Procura che già nel settembre scorso, sulle pagine del Carlino aveva lanciato l'allarme-immigrati.
    Occorre - aggiunge - studiare tattiche a tavolino per fermare questa nuova criminalità, che non è mafia ma qualcosa di altrettanto pericoloso e davanti a cui corriamo il rischio di essere impreparati.


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    DOPO L'OMICIDIO DEL MAROCCHINO ATTRITI FRA PROCURA E POLIZIA SULLA 'LETTURA' FENOMENO

    L'emergenza divide gli inquirenti



    Una situazione preoccupante non solo a Bologna ma anche a livello regionale: c'è un aumento della criminalità legata a droga, prostituzione e immigrazione.
    Dopo quello lanciato qualche giorno fa dal pm Valter Giovannini, arriva l'allarme del procuratore capo Ennio Fortuna in apertura della conferenza stampa per illustrare l'operazione che, l'altra sera, ha portato alla cattura dei killer del marocchino accoltellato in via della Cooperazione.
    Una lotta fra bande rivali per il controllo dello spaccio in zona Arcoveggio, spiega il pm che ha coordinato l'indagine-lampo, Antonello Gustapane, aggiungendo un forse doveroso visto il ruolo che ricopre.
    Ma su quello che sta dietro all'omicidio di dubbi ce ne sono pochi.
    Anche se non manca il 'distinguo' del capo della Mobile Renato Sansò, a cui il termine guerra fra bande non piace: Le bande hanno un'organizzazione verticistica - osserva - Queste, secondo me che conosco la criminalità organizzata del sud, no: sono piccoli gruppi di 3,4, 5 persone che all'occorrenza chiamano altri connazionali a fare fronte comune. Tant'è vero che sui quattro episodi di sangue fra immigrati degli ultimi tempi, non c'è alcun collegamento. E la Tipo bianca vista in altri fatti di sangue in via Stalingrado non c'entra nulla con quella usata nell'omicidio dell'altra sera.
    Un 'distinguo' sull'uso dei termini, quello di ieri, in toni assolutamente pacati e tranquilli.
    Non così era stato nei giorni scorsi, dopo l'allarme lanciato a chiare lettere da Giovannini.
    Allarme al quale la Mobile aveva replicato ridimensionando sulla portata dell'emergenza in città.
    Così come non è andatadel tutto liscia l'indagine dell'altra sera, dove si sono verificati attriti nel coordinamento fra polizia e carabinieri, a cui ha posto fine, immediatamente e con energia, Antonello Gustapane.
    Guardacaso ieri mattina Gustapane stesso ha sottolineato con forza che le manette sono potute scattare un'ora dopo il delitto grazie alla collaborazione fra le forze dell'ordine che ha permesso la raccolta immediata degli indizi e la cattura.
    Il cittadino bolognese è civile e tranquillo - ha aggiunto Fortuna - ma da qualche tempo droga, prostituzione e immigrazione destano preoccupazioni. Il tasso della criminalità a Bologna è al di sotto del normale, però siamo in via di peggioramento.
    Per questo Fortuna annuncia una riunione con i colleghi e con le forze dell'ordine, per trovare una via di intervento.
    Comunque che si tratti di guerra tra bande o scontri fra gruppi, poco cambia per i bolognesi.
    E la droga sarebbe la ragione per cui Mahjoub Elairobi, marocchino di 26 anni arrivato a Bologna da due giorni (forse da Torino o forse da Ferrara) è stato accoltellato l'altra sera alle 19,30 nei pressi del centro di prima accoglienza dell'Arcoveggio.
    I suoi assassini, Redovane Oldjzza, 29 anni, originario di Casablanca, ritenuto l'esecutore materiale del delitto, e Mohamed Sahil, 28 anni, che deve rispondere di concorso nell'omicidio, sono stati catturati a un chilometro dal famigerato "Bologna 2" di Calderara di Reno, dove risultano abitare.
    Entrambi hanno precedenti, la revoca del permesso di soggiorno e Oldjzza addirittura l'intimazione a lasciare l'Italia: era stato scarcerato dalla Dozza a fine estate dell'anno scorso.
    La vittima era insieme ad un cugino (così almeno ha detto quest'ultimo, testimone oculare dell'omicidio) ospite del centro di accoglienza nonostante fosse clandestino.
    Elairobi era a Bologna da un paio di giorni appena, ma aveva cercato di farsi notare nel centro andando in giro con un grosso coltello in mostra.
    Un'esibizione di forza per cominciare ad impossessarsi del territorio che non è stata gradita e che i due marocchini hanno pensato di punire.
    In una mesticheria hanno comprato un coltello da macellaio con una lama da 25 centimetri e hanno affrontato Elairobi.
    Durante la collutazione finita con la morte di questo, Ouldjzza è stato a sua volta ferito, tanto che è corso al Maggiore a farsi medicare raccontando di aver litigato con alcuni connazionali.
    Nel frattempo, con l'aiuto del parente della vittima, gli investigatori si sono messi alla ricerca dei due, visti fuggire su una Fiat Tipo bianca in direzione Calderara.
    Li ha bloccati una volante a neanche un chilometro dal "Bologna Due".
    All'interno della vettura c'era il coltello usato da Ouldjzza per spaccare il cuore ad Elairobi, ancora sporco di sangue, e un'altra arma da taglio che gli investigatori pensano fosse della vittima.
    L'omicida aveva cercato di pulire il suo coltello con la trielina che aveva acquistato nella mesticheria, ma la lama è stata trovata ancora parzialmente macchiata di sangue, come i suoi vestiti.
    Intanto i carabinieri hanno perquisito il residence di Calderara.


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    LA RICOSTRUZIONE DEL DELITTO



    Ore 19,30.   Redovane Ouldjzza, armato di coltello, e Mohamed Sahil affrontano in via della Cooperazione Mahjoub Elairobi, a sua volta armato di coltello.
    Un fendente di Ouldjzza colpisce Elairobi al cuore.
    Il marocchino muore all'istante.

    Ore 19,32.   Il radiomobile del 112 arriva dopo la richesta di intervento.
    Trova il cadavere del marocchino e un testimone oculare: il cugino, che dà la descrizione degli assassini e altre indicazioni preziose.

    19,40.   Ouldjzza è ferito.
    Sempre accompagnato da Sahil (la Tipo bianca risulta di proprietà di quest'ultimo), va all'ospedale Maggiore.
    Si fa medicare e a giustificazione delle ferite racconta di aver trovato da dire con dei connazionali.
    Poi i due si dirigono verso il residence "Bologna 2" di Calderara di Reno.

    20,30.    La cattura, a un chilometro circa dal residence dove i due stavano andando: a bloccare Ouldjzza e Sahil è una Volante della Questura, mentre i carabinieri del comando provinciale provvedono a perquisire il residence.
    Scatta l'accusa di omicidio volontario aggravato.


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    TRECENTO CARABINIERI AL 'BOLOGNA 2': SCOPERTI CINQUE SPACCIATORI E OLTRE CENTO PROSTITUTE

    Assalto al bunker della mala



    Calderara, residence 'Bologna 2'.
    Benvenuti all'inferno.
    Il palazzone trasuda umidità da ogni pietra.

    I portici sono un ricettacolo di rifiuti e tetto gratuito per gli sbandati.
    E gli androni bui che danno accesso ai piani dell'eros a pagamento sono solo il paravento per il mercato della droga, regolamenti di conti e forse traffico di armi.
    Uno scenario da brivido che si ripete tutti i giorni.

    Così anche ieri pomeriggio quando, alle 14 spaccate, un esercito di carabinieri ha sferrato il primo vero attacco al bunker della malavita.
    Il blitz.   Roba mai vista prima.
    Trecento militari in equipaggiamento da guerra, con tanto di mitragliette spianate e giubbotti anti-proiettile, sono arrivati in via Garibaldi come dei fulmini.
    Strada bloccata, sirene e lampeggianti ovunque, carabinieri in ogni angolo del parcheggio per circondare il perimetro dell'edificio.
    Poi il vero e proprio assalto ai piani.
    Come nei film d'azione.
    C'erano tante divise, con in prima fila le stellette da colonnello del comandante provinciale Arturo Esposito, che nemmeno un moscerino sarebbe riuscito a superare il cordone di sicurezza.
    I 196 monolocali sono stati passati al setaccio uno a uno, compresi quelli dei condomini perbene.
    Niente sconti per nessuno.
    I controlli.   Il piazzale del residence si è subito trasformato in un centro di raccolta per immigrati di tutte le razze.
    Più i carabinieri hanno bussato alle porte, più il parcheggio è diventato un porto di mare.
    Tutti in fila per la schedatura sommaria, la consegna dei documenti (almeno per i pochi con permesso di soggiorno) e le prime perquisizioni.
    È andata avanti così per tre ore.
    Senza incidenti, né proteste.
    E alle 17 il comandante ha ordinato il rompete le righe.
    Con tutti i sospetti caricati su una fila interminabile di cellulari e blindati.
    Destinazione: caserma Varanini per interrogatori e procedure di fotosegnalamento.
    I numeri.   Il blitz dell'Arma, a cui hanno preso parte le otto compagnie della provincia e il V battaglione Emilia Romagna, non ha portato solo al censimento reale di tutti gli ospiti del residence.
    Ma via via la rete dei carabinieri ha imbrigliato prostitute clandestine, kapò, piccoli spacciatori, fantasmi appena sbarcati in Italia e un'intera banda di presunti rapinatori.
    Complessivamente i militari hanno identicato 170 persone, schedato 70 'lucciole' (in particolare bosniache, croate, ucraine, moldave e serbe), scoperto 50 prostitute russe e albanesi arrivate al 'Bologna 2' da un paio di giorni e già sottoposte alle violenze pre-viali, infine sottoposto a fermo di polizia giudiziaria due kapò.
    In trappola sono finiti anche cinque spacciatori di origine tunisina, che in casa avevano una decina di grammi di cocaina purissima e un etto di marijuana ancora da tagliare.
    Per altri cinque magrebini è, invece, scattata la denuncia a piede libero per detenzione illegale di armi da taglio: tre coltelli a serramanico con delle lame lunghe più di quaranta cemtimetri.
    E poi, nell'appartamento di un albanese, che conviveva con altri tre connazionali e una lucciola, i carabinieri hanno ritrovato dieci milioni in contanti (forse frutto di una rapina) e una pistola giocattolo ma sprovvista del regolare tappo rosso.
    I clandestini.   Una ventina di tunisini, tutti senza documenti e con il corpo martoriato da cicatrici da regolamenti di conti sono stati scoperti in tre garage trasformati in rifugio.
    Di armi e droga però nemmeno l'ombra.
    Ma è bastato un controllo negli schedari per dare un'identità (almeno presunta) alla banda,
    I fermati sarebbero tutti di Sfax.
    La solita provenienza, il solito dubbio.
    Che gli immigrati, una volta messe radici sotto le Due Torri, abbiano deciso di formare una banda potente per conquistare il mercato dello spaccio ai danni di altri clan magrebini?
    Gli inquirenti dell'Arma non azzardano ipotesi ma un fatto è certo. I tunisini di Sfax sono nel mirino delle indagini.


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    GLI IMMIGRATI ONESTI: 'SIAMO OSTAGGI DEI DELINQUENTI

    La colpa di essere 'extra'



    L'odore delle cucine nelle narici.
    Un cadavere in mezzo alla strada negli occhi.
    La normalità della cena nel campo degli extracomunitari stravolta da quel morto sotto il lenzuolo.
    Via della Cooperazione angolo via dell'Arcoveggio.
    Mahjoub Ecairobi è steso al centro dell'incrocio a T.
    Una mano insanguinata spunta dal telo bianco.
    Quel polso esile, quella mano sporca portata al cuore nel tentativo di fermare il sangue sono il punto di fuga di tutta la scena.
    Guardano lì, ipnotizzati, una quarantina di ospiti del centro di accoglienza, silenziosi lungo i marciapiedi del campo. La fissano i residenti di questa periferia, sull'altra strada, distanti dagli extracomunitari.
    Puntano verso la mano i fari delle telecamere degli operatori tv, i flash dei fotografi.
    Ci sono tutti, i protagonisti di questa serata di violenza: gli extracomunitari che spacciano, quelli che invece lavorano.
    I residenti esasperati.
    Le forze dell'ordine che gestiscono una situazione esplosiva.
    Hanno poca voglia di parlare gli ospiti del centro, stanchi di combattere una tripla battaglia.
    Contro l'emarginazione, contro una cronaca per cui marocchino è sinonimo di spacciatore, contro quegli stessi spacciatori che invece non fanno parte del loro gruppo.
    Non dormiva da noi - è la prima cosa che dicono, indicando il cadavere - Era arrivato da Torino pochi giorni fa.
    Poi il loro portavoce, Rafia, sbotta: Da otto anni chiediamo protezione. Siamo stati abbandonati. Così siamo ostaggi di chi spaccia, viene e la fa da padrone.
    Parla un po' italiano, un po' francese, Rafia,.
    Se cerchi di aiutarlo a tradurre i suoi pensieri ti zittisce con fierezza: Non c'è nessuno che possa tradurre la nostra sofferenza.
    Interviene un ragazzo: Siamo in 120. Lavoriamo tutti. Quando la sera rientro a casa non litigo con i delinquenti. Devo pensare alla mia famiglia.
    Lamentano di esser abbandonati da tutti, anche da chi vive lì attorno.
    Non disturbiamo, ma vogliono cacciarci.
    Si sentono slegati dalla vita sociale: Dovremmo stare dentro delle case. Qui non ci integreremo mai. Saremo sempre gli 'extra' del campo.
    Dall'altra parte della strada un italiano dice:
    Li vedo andare a lavorare la mattina. Bravi ragazzi. Però vedo anche gli spacciatori.
    Se gli chiedi quale sia la soluzione, la comprensione scompare: Toglierli di qui. La solidarietà va bene, ma se il prezzo da pagare è avere un cadavere davanti a casa è troppo alto.
    Cambio di scena.
    Residence 'Bologna 2' a Calderara: una residente si rifà proprio alla solidarietà per spiegare: Il problema non si risolve cacciando questi disgraziati. Non prendiamoci in giro: a qualcuno questa situazione va bene. Per gli appartamenti chiedono d'affitto più di un milione a duecentomila al mese per persona. Una cifra simile la sborsa solo ci ruba, chi spaccia o si prostituisce.


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    27 febbraio 1998

    MAROCCHINO ACCOLTELLAT0 ALLE 20 IN ZONA CORTICELLA

    Assassinato per strada

    Catturati i killer. La rabbia della gente: Ora basta


    Ci mancava il morto, nella guerra tra gli spacciatori extracomunitari.
    È arrivato ieri sera, nel mezzo della strada tra via dell'Arcoveggio e via della Cooperazione.
    Per terra, con una stilettata che gli crepato il cuore, è rimasto Mahjoub Ecairobi, 26 anni.
    Quando i sicari l'hanno colpito, due extracomunitari già fermati ieri sera dalle forze dell'ordine, il giovanotto con precedenti per droga camminava col cugino a fianco.
    Che per difenderlo non ha potuto fare nulla.
    Perché loro, gli assassini, l'agguato l'avevano studiato bene.
    Due marocchini, balzati fuori all'improvviso, si erano appostati dietro la siepe di via dell'Arcoveggio, all'altezza del civico 49.
    E lì, acquattati nell'ombra, hanno aspettato che Ecairobi passasse.
    È bastata mezz'ora.
    Ecairobi è arrivato ed è stato fatto fuori.
    Uno degli assassini si è fatto vedere e si è messo a urlare.
    Il poveretto, sorpreso, ha urlato qualcosa anche lui e forse ha preso un rasoio che aveva in tasca.
    Ma non ha potuto fare nient'altro, perché il rivale si è tolto il giubbotto, se l'è annodato attorno al braccio sinistro e si è fatto avanti.
    Il duello è durato pochissimo, il 26enne marocchino arrivato a Bologna da Torino due giorni fa, è crollato per terra all'istante.
    Si è accasciato sulla vernice bianca che delimita lo stop proprio davanti al Centro congressi dell'Arcoveggio, sotto le parabole di Antenna 7.
    Alcuni degli extracomunitari del vicino campo di accoglienza e lo stesso cugino della vittima hanno cercato di aiutare Mahjoub.
    Tutto inutile.
    E intanto gli assassini, due stranieri di casa al "Bologna Due", stavano già fuggendo a bordo di una Fiat Tipo bianca, guarda caso proprio quella notata la sera della sparatoria in via Stalingrado, quattro settimane fa.
    Ma i giustizieri con le mani sporche di sangue e di eroina hanno fatto poca strada.
    Sul luogo dell'omicidio in un baleno sono piombati carabinieri e polizia, e poco dopo anche il sostituto procuratore Antonello Gustapane che ha coordinato gli interventi.
    I carabinieri avevano già raccolto le testimonianze del cugino del morto: Li conosco quegli assassini, abitano a Calderara, vi ci porto se volete!.
    Ma intanto i poliziotti avevano raccolto la testimonianza di una donna che dalla finestra aveva assistito alla scena, notato la lite a lame lucenti e poi la fuga precipitosa della Fiat.
    Detto fatto, e mentre la gente del posto urlava la rabbia di chi vive assediato tutti i giorni dagli spacciatori, loro, i due assassini cadevano in trappola.
    Li hanno fermati a Lippo.
    Proprio sulla Tipo bianca, ancora agitati.
    Con l'arma del delitto sul sedile, leggermente feriti e imbrattati di sangue.


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    BOLOGNA DUE

    Uno sgarro all'origine del ferimento



    Acquisti di droga, spedizioni punitive e regolamenti di conti a colpi di pistola verrebbero decisi alla Dozza.
    I capibanda, anche da dietro le sbarre, riuscirebbero quindi a fare filtrare gli ordini all'esterno.
    Gli emissari devono soltano eseguire e mettere in pratica, a suon di agguati, un preciso disegno per il controllo del mercato cittadino dello spaccio.
    A fare le inquietanti rivelazioni sarebbe stato il tunisino arrestato per aver spalleggiato il commando di fuoco che, l'altra notte al residence "Bologna due" di Calderara di Reno, ha gambizzato un marocchino di 31 anni.
    È lui, l'immigrato che avrebbe favorito la fuga dei pistoleri (hanno già un nome e un cognome ma per adesso sono introvabili), il primo pentito della guerra tra bande di pusher magrebini.
    Con il suo articolato racconto, messo a verbale dai carabinieri della Compagnia di Borgo Panigale, il tunisino ha dunque aperto un nuovo filone di indagine che porterebbe direttamente in carcere.
    Secondo il pentito, l'agguato di Calderara è stato ordinato per una partita di eroina non pagata.
    Il carico, il costo, i tempi di pagamento sarebbero stati decisi mesi fa proprio alla Dozza.
    In cella c'erano il gambizzato (ritenuto uno dei capi dello spaccio al "Bologna Due") e i due immigrati (delle vecchie conoscenze delle forze dell'ordine per una lunga sfilza di reati legati al traffico di droga) che hanno poi premuto il grilletto.
    Tutto confermato dalle liste ufficiali dei detenuti di alcuni mesi fa.
    E il tunisino non ha dubbi: In città non succede mai nulla che non sia mai ordinato dai capi. E se qualcuno è in galera c'è sempre chi riesce a fare uscire le decisioni.
    Ma più che bande vere e proprie, per la gola profonda, Bologna sarebbe in mano a un paio di gruppi di immigrati.


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    UN SICILIANO GIUNTO IERI MATTINA DINANZI AL RESIDENCE BOLOGNA DUE DI CALDERARA

    Carbonizzato in un camper



    Una vampata di fuoco ed è stata la fine.
    Un uomo di trent'anni è morto carbonizzato, ieri verso le 14,30, nel rogo scoppiato all'interno del suo furgone attrezzato a camper, parcheggiato davanti al residence Bologna Due di Calderara di Reno.
    Secondo i primi accertamenti di vigili del fuoco e carabinieri della compagnia di Borgo Panigale, l'incendio sarebbe avvenuto per cause accidentali.
    Anche se gli investigatori non escludono nulla.
    Ma la ricostruzione più probabile è che l'uomo, Nicola Pandolfi, originario della Sicilia ma residente a Massa Lombarda in provincia di Ravenna, sia stato ucciso dalle fiamme sprigionate da una stufa per una perdita di gas.
    Pandolfi aveva numerosi precedenti ed era conosciuto dalle forze dell'ordine come tossicodipendente.
    Non è escluso che fosse davanti al Bologna Due proprio per fare 'acquisti'.
    I carabinieri, che fino all'altra notte avevano pattugliato il residence a causa dei fatti avvenuti il giorno prima (un uomo gambizzato durante una rissa tra bande), non avevano visto il furgone di Pandolfi, un Ducato con una banda verde trasversale targato Ravenna.
    È quindi probabile che il giovane fosse arrivato ieri in mattinata.
    Di certo il gestore del bar Flipper, sotto il portico del residence, gli ha servito un caffè intorno alle 13.
    Mi sembrava un giovane a posto - ha raccontato - Veniva qui spesso ma non aveva mai dato problemi.
    Qualcun altro ha visto, sempre attorno a quell'ora, Pandolfi, solo, entrare ed uscire dal furgone.
    Il fatto che si sia trattato di un incidente, lo proverebbe che nessuno è stato visto scappare (e i testimoni c'erano perché si sono precipitati subito a cercare di spegnere le fiamme); ancora, che le portiere erano chiuse dall'interno e che, subito dopo il botto, Pandolfi per un istante è stato visto agitarsi, cercando di aprire una via di fuga.
    È probabile che non ci riuscito perché era in preda a uno stordimento precedente.
    Sempre secondo gli accertamenti, Pandolfi avrebbe cercato di accendere la stufa collocata dietro il sedile posteriore e collegata a una bombola.
    La perdita di gas ha fatto divampare l'incendio e per l'uomo non c'è stato scampo.
    Non può esserci stata un'esplosione, per i vigli del fuoco, perché altrimenti lo scheletro del furgone sarebbe stato deformato e i vetri sarebbero andati in frantumi.


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    Su Internet per protesta



    Un gruppo di cittadini del residence Bologna Due di Calderara di Reno ha aperto un sito Internet per descrivere la situazione di degrado del palazzo e lo stato di allarme in cui vivono i residenti.
    Benvenuti nell'inferno del Bologna Due, Casa della malavita, Residence dell'eros, del degrado e di squallidi monolocali, scrivono su Internet i cittadini del 'Comitato di via Garibaldi 2'.
    Ma qui non c'è solo questo, spiegano, facendo la storia della zona e proponendo foto e descrizioni.
    Si parla anche di episodi di criminalità avvenuti all'interno o nei pressi del palazzo e che hanno interessato per lo più immigrati clandestini e pregiudicati e che non sono mai trapelati.


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    26 febbraio 1998

    IL BLITZ IN VIA STALINGRADO FA SCOPRIRE PISTOLE CHE SCOTTANO

    Preso il gruppo di fuoco?

    Oltre alle armi, pallottole e droga. Un tunisino gambizzato al Bologna Due


    Tre pistole con molte cartucce, pugnali e coltellacci da cucina, un po':; di eroina e un sacchetto di cocaina.
    Nel campo di fronte alla casbah di via Stalingrado occupata per un giorno intero da poliziotti, carabinieri, vigili urbani e personale dell'assessorato alle politiche sociali, ieri è stato trovato anche questo.
    E forse non è un caso che le tre armi da sparo (già affidate alla polizia scientifica per i riscontri balistici) siano proprio degli stessi calibri che nelle ultime settimane hanno cantato più volte, sempre di notte, per gambizzare e regolare conti tra spacciatori di droga.
    Il blitz nei palazzoni di via Stalingrado è scattato poco dopo mezzogiorno, non come nel novembre scorso, quando vigili urbani e poliziotti, presi anche a sassate, arrivarono all'alba.
    Il dirigente del commissariato Bolognina Pontevecchio, Emiliano Lodi, coordinatore dell'ispezione, questa volta ha atteso il sole alto e ha avuto fortuna.
    Con la collaborazione del comandante della Mobile, Renato Sansò, del responsabile del 113, Lorenzo Bucossi, di agenti dell'ufficio stranieri e di una preziosa squadra di 'poliziotti a quattro zampe' col fiuto specializzato in droga, ieri l'investigatore ha fatto il pieno.
    E così nelle cantine inutilmente murate a spese dei contribuenti qualche mese fa, eppoi abbandonate di nuovo, le forze dell'ordine hanno sorpreso tredici extracomunitari clandestini.
    Un tunisino, colpito da decreto di espulsione, verrà accompagnato fuori dall'Italia oggi stesso, mentre gli altri dodici, tutti tunisini e marocchini, sono stati trattenuti in questura per accertamenti.
    Uno degli ospiti abusivi delle cantine aveva dell'eroina, cinque grammi, ma il resto del materiale sequestrato è stato trovato nel campo di fronte al centro di accoglienza, il nascondiglio preferito, vicino al casolare abbandonato.
    Lì i poliziotti e i cani antidroga hanno trovato la cocaina, i pugnali con lame da venti centimetri e le tre pistole, un revolver artigianale calibro 22, una rivoltella di fabbricazione belga calibro 7,65 e una semiautomatica Bernardelli mod. 60 col caricatore pieno e una quindicina di cartucce a parte.
    Sarà dura trovare il padrone di tanta grazia, ma la Mobile si è già messa al lavoro interrogando i possibili informati.
    Tutto questo mentre i muratori del comune, ieri sera, iniziavano di nuovo a murare le cantine della vergogna; mentre dal palazzo l'assessore Lalla Golfarelli chiedeva rigorose severità coi facinorosi; e mentre i carabinieri del Comando provinciale, reduci dal blitz al Bologna Due di Calderara (dove si è consumata l'ennesima sparatoria), piazzavano a ridosso dei palazzoni con le parabole due posti fissi di controllo.

    Servizio all'interno


    L'EROINA PASSA DI MANO IN OGNI ANGOLO, AD OGNI ORA. AL BOLOGNA DUE DI CALDERARA C'È IL SUPERMARKET

    Spacciatori e padroni della città

    I pur frequenti blitz di polizia e carabinieri non bastano più.
    E l'altra sera un gambizzato nello scontro tra bande rivali


    Ancora una notte di violenza.
    Un altro regolamento di conti tra clan rivali di spacciatori extracomunitari finito a colpi di fucile.
    Un agguato premeditato per punire lo sgarro di un tunisino di 30 anni che adesso è al Maggiore.
    Gambizzato.
    Ma stavolta la guerra tra bande, che si stanno contendendo il mercato della droga a suon di revolverate, non si è consumata nel quadrilatero cittadino dello spaccio facile.
    La sanguinosa sparatoria è successa intorno all'1,30 a Calderara di Reno.
    In un monolocale del "Bologna Due", il residence ignorato dalle istituzioni e trasformato da sfruttatori e spacciatori in base operativa per mille traffici illeciti.
    Nel parcheggio del "Bologna Due".   Il via vai di brutte facce inizia al calare del sole.
    Gli emissari della "Sesso spa" arrivano per ritirare gli incassi delle bionde dell'Est e scaricare, come carne da macello, altre ragazzine con il terrore negli occhi.
    Ma anche loro, i protettori, devono sbrigarsi.
    Alle 21 il parcheggio del palazzone del degrado, 196 appartamenti di cui almeno la metà abitati anche da personaggi di tutti i tipi, diventa zona franca in mano ai 'pusher#039;.
    Le bustine passano veloci di mano in mano.
    Dai corrieri ai piccoli trafficanti che partono a razzo per smerciare la "roba" in città.
    E chi sgarra paga.
    Con il sangue.
    Com'è successo l'altra notte.
    Un commando di due tunisini ha infilato l'ascensore, è arrivato al piano, un calcione alla porta di un appartamento e il fucile calibro 22 ha fatto fuoco.
    Obiettivo: un connazionale di 30 anni, già conosciuto dai carabinieri per una lunga sfilza di reati legati allo spaccio.
    Un colpo solo, esploso da distanza ravvicinata, ha spezzato la rotula dell'immigrato.
    Un attimo e il commando è scomparso nella notte a bordo di una Fiat Tipo bianca.
    I "cavalli" di Galleria 2 Agosto.     Sono quasi le 22.
    I passanti evitano la corte degli orrori, i pusher hanno aperto le contrattazioni dello sballo.
    E uno a uno i "cavalli" partono per il solito giro: piazza XX Settembre, via Irnerio, piazza VIII Agosto, via Falegnami, via Mascarella, via del Pallone.
    Ormai si muovono indisturbati.
    Giusto un'occhiata per controllare se ci sono divise in giro e la droga scorre a fiumi.
    Poi qualcuno urla, volano le solite bottigliate.
    C'è chi scappa con le dosi non pagate.
    I pusher lo lasciano andare.
    Tanto prima o poi, quel furbacchione, lo trovano e gliela faranno pagare.
    Ma quelle grida hanno attirato l'attenzione dei passanti che hanno chiamato la centrale operativa del 112.
    Arrivano i carabinieri.
    In forza.
    Con giubbotti antiproiettile e mitragliette.
    Tutti faccia al muro.
    I dieci fermati sono senza uno straccio di documento, non dicono una parola, ma ridono.
    La droga non ce l'hanno più e al massimo rischiano l'ennesima espulsione.
    Via del Pallone: lo spaccio.   Gli incontri, tra clienti e spacciatori, avvengono a ritmo continuo.
    Tutto sotto gli occhi dei passanti.
    Ma ormai il mercato è in piena attività e la gente perbene gira al largo.
    In cinque minuti lo spacciatore che controlla la zona ha venduto almeno venti dosi di eroina.
    Roba pesante, tagliata lì per lì, a due passi dalle ex scuole con bicarbonato e anestetici.
    Basta guardare sui marciapiedi per trovare i resti del confezionamento.
    I tossici smaniano, c'è chi non resiste e sceglie l'angolo dietro il cassonetto per farsi il "buco".
    Arriva una faccia nuova, ma il potente servizio d'ordine del clan che comanda in via del Pallone entra in azione.
    In tre sono sbucati dal nulla.
    Droga in via Zamboni.    In piazza Verdi ci sono le camionette di carabinieri e polizia.
    Ma loro, i "cavalli" trovano ugualmente il modo di piazzare la merce.
    Un po' più giù, di fronte al portone della facoltà di Lettere.
    Dal nulla sbucano dei fantasmi con le centomila già pronte in mano.
    Una manciata di secondi e il primo carico è finito.
    Lo spacciatore parte per il nuovo rifornimento nel dedalo dei vicoli della cittadella unversitaria.
    E dieci minuti dopo è già davanti al 33.
    Ma all'appuntamento trova divise e manette.
    Da oggi coprifuoco.   Ieri mattina i vertici dell'Arma si sono riuniti nel quartier generale di via dei Bersaglieri per mettere a punto l'offensiva.
    Per dichiarare guerra alle bande di spacciatori.
    Risultato: da oggi tutte le zone a rischio della città saranno blindate 24 ore su 24.
    Ordine del comandante provinciale, colonnello Arturo Esposito.

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    11 febbraio 1998

    CALDERARA

    Vandali a Bologna Due

    Bloccati ascensori e impianto elettrico, continuano le risse


    I vandali mettono fuori uso per l'ennesima volta l'ascensore e il nuovo impianto elettrico, le risse tra spacciatori ed emissari della "Sesso spa" vanno avanti a ritmo continuo e i postini non recapitano più le raccomandate ai destinatari.
    Motivo: salire ai piani sarebbe ogni giorno sempre più pericoloso.
    E i condomini perbene del residence "Bologna Due" di Calderara di Reno alzano gli scudi della protesta gridando alla discriminazione.
    Risultato: in una settimana sono state raccolte più di cento firme, consegnate direttamente al direttore dell'ufficio postale.
    Portare le raccomandate ai piani-sostiene il Comitato di via Garibaldi 2, formato da pensionati e onesti lavoratori-sarebbe un altro passo verso la rottura dell'isolamento fisico e psicologico del nostro stabile.
    Le Poste non possono venire meno ai loro doveri.
    Non possono privare i cittadini di un diritto elementare solamente in base a ipotetici pericoli. Chiediamo giustizia!
    .
    I condomini, che devono fare i conti con un esercito di lucciole dai mille accenti stranieri e un via vai continuo di protettori e bande di pusher, sono ormai pronti a tutto pur di uscire dalla disperazione.
    E, senza mezzi termini, i residenti chiamano in causa anche l'amministrazione comunale.
    Siamo sempre in attesa-continuano quelli del Comitato spontaneo-dei passi degli enti pubblici in vista del tanto promesso progetto di ristrutturazione dell'edificio.
    Ma, almeno per ora, non vediamo niente di niente.
    In quali meandri burocratici si sono persi lo studio di fattibilità e i promessi finanziamenti?
    .
    Dei circa tre miliardi previsti per ridare luce vera al "Bologna Due", infatti non c'è traccia.
    Nemmeno nei bilanci della Regione.


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    10 febbraio 1998


    "Importatore" di lucciole dall'est
    appiedato dalla squadra mobile



    Da Galati, una cittadina di frontiera della Romania, a Bologna probabilmente per vendere ragazzine alla "Sesso spa".
    E, forse, per tessere nuovi rapporti commerciali con le organizzazioni slave che ormai dominano il mercato a luci rosse.
    Ma quei continui viaggi all'Est, con al seguito delle bionde giovanissime, non è passato inosservato agli 007 della polizia che già da tempo stavano indagando sul filone rumeno della prostituzione.
    Attanasiu Chatalinn, 33 anni, originario proprio di Galati e senza fissa dimora in Italia, è così finito nel mirino della Squadra mobile.
    E sono iniziati i pedinamenti discreti gli appostamenti al residence-base operativa "Bologna Due" di Calderara di Reno, le intercettazioni telefoniche.
    Da luglio a ottobre dell'anno scorso, per scoprire la nuova pista di importazione delle lucciole ucraine, moldave e rumene.
    Mesi di intelligence, quindi, a gennaio, le manette.
    Cathalin è finito dietro le sbarre, ma l'indagine è continuata.
    Fino all'altra sera quando il puzzle è stato ricomposto con la certezza che il rumeno era l'agente di ragazze da avviare alla vita.
    Ed è scattato un altro ordine di custodia cautelare.

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    7 febbraio 1998

    CALDERARA

    Il boss delle lucciole preso dalla polizia al "Bologna Due"



    Lui, il presunto boss della "Sesso spa" albanese, era ricercato da quasi un anno in tutto il nord Italia.
    Soprattutto dalla Procura di Brescia che lo voleva dietro le sbarre, in via cautelare, per una colossale indagine sullo sfruttamento della prostituzione in Lombardia.
    Un giro che, secondo gli inquirenti, avrebbe potuto contare su basi operative e di smistamento delle lucciole anche e soprattutto nella nostra provincia.
    Risultato: il latitante è stato intercettato e arrestato in un monolocale del residence "Bologna Due" di Calderara di Reno.
    Eshat Mehemeti, albanese di 33 anni, è stato ammanettato dai poliziotti della squadra mobile bolognese che, l'altra notte, hanni fatto irruzione nel palazzone alveare di via Garibaldi 2, ormai noto per avere come condòmini spacciatori e prostitute dai mille accenti stranieri.
    Gli agenti erano sulle tracce del presunto capoclan già da alcune settimane.
    Ma solo l'altra notte i poliziotti hanno deciso di fare irruzione nell'appartamento, affittato da tre giovanissime 'regine' del marciapiede ucraine, russe e albanesi.
    Quando gli uomini in divisa hanno sfondato la porta lui, il presunto capo dell'organizzazione, stava controllando dei documenti.
    Un attimo e Mehemeti è stato immobilizzato.


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    25 gennaio 1998

    CALDERARA

    Curva killer, muore una ragazza



    Doveva essere una notte diversa, forse di trasgressione.
    Ma, all'improvviso, il presunto appuntamento a luci rosse si è trasformato in tragedia.
    E l'asfalto del Bargellino di Calderara di Reno si è macchiato di sangue.
    Teatro della disgrazia: la brutta curva, che dà accesso alla zona industriale, dove negli ultimi anni hanno perso la vita quatro persone.
    Stavolta la vittima è una ragazza di 26 anni.
    Addosso non aveva documenti di identità, ma gli investigatori pur tra le mille cautele presumono che si possa trattare di una lucciola di origine moldava, domiciliata nel residence del vizio "Bologna& Due" di Calderara.
    Nell'incidente sono rimaste lievemente ferite altre quattro persone, tre giovani albanesi e un'ucraina di 20 anni.
    L'agghiacciante incidente è successo la notte scorsa sulla Persicetana.
    Erano da poco passate le 3.30 quando una Citroen Bx, con a bordo cinque stranieri, è di colpo impazzita.
    Una, due, forse tre sbandate e poi la macchina ha centrato in pieno un cassonetto dell'immondizia.
    L'impatto è stato tremendo, talmente violento che l'auto è letteralmente schizzata nel fosso capovolgendosi.
    E per la moldava è stata la fine.
    La giovane è stata catapultata fuori dall'abitacolo, rimanendo schiacciata sotto il groviglio di lamiere.
    Vivi per miracolo, invece, il pilota e gli altri passeggeri.
    Pochi minuti appena e sono arrivate le pattuglie della Polstrada e le ambulanze di "Bologna Soccorso".
    Troppo tardi.
    Per N.K., 26 anni e da qualche mese in Italia, non c'era più niente da fare.
    La salma è stata trasportata all'Istituto di medicina legale per gli accertamenti necroscopici.
    Al Maggiore, per delle lievi ferite, sono invece finiti tre albanesi di 22 anni, 25 anni e 27 anni, e una ragazza ucraina di 20 anni.
    Se la caveranno in dieci giorni.
    Le cause dello schianto fatale sono ancora avvolto nel mistero.
    Alta velocità?
    O disattenzione del pilota attratto dalle grazie delle amiche occasionali?

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