2.7.1. I metaplasmi e le metatassi
2.7.2. I metasememi
2.7.3. I metalogismi
2.8.1. La narratività
2.8.2. Attori ed attanti
2.8.3. Le modalità
2.8.4. Il programma narrativo
2.8.5. Enunciazione ed enunciato
2.10.1. Testo, macchina pigra
2.10.2. La cooperazione interpretativa
2.11.1. Il modello matematico dell'informazioneNOTE CAPITOLO 2
2.11.2. Il modello semiotico-informazionale
2.11.3. Il modello semiotico-testuale
2.11.4. Il modello semiotico-enunciazionale
"ciò che rende possibile, per i soggetti e gli oggetti discorsivi, l'esistenza semiotica, questo modo specifico di esistere che consiste nel fungere da articolazioni del senso" (MARSCIANI e ZINNA,1991,79).Per quanto riguarda la coppia destinante-destinatario, possiamo notare che il destinante corrisponde alla sfera d'azione del mandante in Propp, mentre il destinatario corrisponde al soggetto-eroe a cui viene dato il compito di rimediare al danneggiamento o alla mancanza.
"al Destinante pertiene il volere, spesso comunicato attraverso un oggetto di natura linguistica, e che al destinatario compete il dovere circa l'azione da portare a termine" (MARSCIANI e ZINNA, 1991, 67).Data la struttura polemica dei discorsi, abbiamo un soggetto con il suo destinante ed un anti-soggetto con il suo anti-destinante.
"un'unità di natura sintattica, costituita da un enunciato di fare che regge un enunciato di stato e situata pertanto sul livello semio-narrativo" (MARSCIANI e ZINNA, 1991, 99).I programmi narrativi di base si distinguono da quelli d'uso per il tipo di valore investito negli oggetti.
"tra simulacri di soggetti che, attraverso azioni cognitive basate sulle rispettive strategie di comunicazione, contrattano e si disputano il valore dei propri simulacri e dei simulacri degli oggetti, in breve quella che più banalmente chiamiamo immagine dei soggetti o di status a cui conduce il possesso dei beni o dei servizi" (MARSCIANI e ZINNA, 1991, 104).
"principio organizzativo che mette in relazione una quantità di concetti che per convenzione ed esperienza formano un'unità che si può realizzare in vari compiti cognitivi, come la produzione e la comprensione del linguaggio, la percezione, l'azione e la soluzione di problemi" (VAN DIJK, tr.it.1980, 243).È grazie anche a queste unità cognitive che comprendiamo se un discorso è coerente.
"una macchina pigra che esige dal lettore un fiero lavoro cooperativo per riempire spazi di non-detto o di già-detto rimasti per così dire in bianco" (ECO, 1979, 24).Un testo è sempre in qualche modo reticente, è pieno di presupposizioni referenziali, semantiche e pragmatiche.
"un prodotto la cui sorte interpretativa deve far parte del proprio meccanismo generativo: generare un testo significa attuare una strategia di cui fan parte le previsioni delle mosse altrui-come d'altra parte in ogni strategia" (ECO, 1979, 54).Se da un lato abbiamo un autore empirico che come soggetto dell'enunciazione formula la strategia testuale del lettore modello, dall'altro abbiamo un lettore empirico che come soggetto della cooperazione intepretativa attua un'ipotesi di autore modello sulla base dei dati testuali.
"il lettore modello costituisce una strategia testuale che simula il comportamento interpretativo dell'enunciatario; l'autore modello si presenta come il soggetto della strategia testuale di produzione del testo, come somma di intenzioni virtualmente contenute nel testo stesso" (MANETTI, 1992, 75).Possiamo aggiungere che un testo può prevedere più lettori modello, per esempio un lettore ingenuo e uno più critico.
"a seconda delle diverse situazioni socio-culturali, esiste una diversità di codici, ovvero di regole di competenza e di intepretazione...E qualora esistano codici di base accettati da tutti, si hanno differenze nei sottocodici, per cui una stessa parola capita da tutti nel suo significato denotativo più diffuso, può denotare per gli uni una cosa e per gli altri un'altra" (ECO e FABBRI, 1978, 561).
"il non detto cioè le presupposizioni e le argomentazioni implicite degli emittenti, quelle che gli emittenti attribuiscono ai riceventi, le intenzioni che i riceventi attribuiscono agli emittenti, le tracce del processo di produzione che rimangono inscritte nel testo stesso" (MANETTI, 1992, 67).
"determina la forma dei propri messaggi non soltanto pensando ai contenuti da trasmettere, ma anche facendo delle inferenze e congetture sulle possibili convinzioni, aspettative e comportamenti interpretativi dei destinatari" (MANETTI, 1992, 71).L'emittente, o meglio, l'enunciatore empirico inscrive nel testo un simulacro del destinatario o enunciatario, attribuendo a quest'ultimo delle proprietà o facendo esplicitamente riferimento ad esso.
"una macchina semiotica che trasferisce il sapere organizzato dal soggetto dell'enunciazione (...) a un soggetto enunciatario: è la manifestazione contingente di quel sapere in una pratica discorsiva finalizzata alla sua traslazione" (BETTETINI, 1984, 71).
Ogni testo contiene in sé, oltre ai valori semantici degli enunciati, anche la rappresentazione delle sue norme d'uso, mettendo in scena una conversazione simbolica tra enunciatore ed enunciatario.
2.1. FERDINAND DE SAUSSURE:
IL SEGNO
2.2. LOUIS HIELMSLEV:
LA FUNZIONE SEGNICA
2.3. VLADIMIR PROPP:
LE FUNZIONI NARRATIVE
2.4. GLI ATTI LINGUISTICI
2.5. EMILE BENVENISTE:
L'UOMO NELLA LINGUA
2.6. ROMAN JAKOBSON:
LE FUNZIONI DEL LINGUAGGIO![]()
2.7. LE FIGURE RETORICHE
2.8. ALGIRDAS JULIEN GREIMAS:
LA SEMIOTICA NARRATIVA E
DISCORSIVA
2.9. TEUN VAN DIJK:
IL TOPIC O
ARGOMENTO DI DISCORSO
2.10. UMBERTO ECO:
IL LETTORE MODELLO
2.11. I MODELLI COMUNICATIVI
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